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      Monte insensibile alla prima ferita ed agli altri colpi che venivano sopra di lui scaricati, non abbandonava il tiranno, e faceva inutili sforzi per soffocarlo. Finalmente perì, ma perì sopra il corpo d'Ezelino che aveva lacerato coll'unghie e coi denti, il quale tardò lungo tempo a rimettersi dalle riportate ferite e dal concepito terrore168.
      In marzo del 1256 il legato pontificio, Filippo, arcivescovo eletto di Ravenna, si recò a Venezia, ove incominciò a predicare la crociata. Trovò in questa città molti fuorusciti e specialmente padovani, salvatisi dalla furia di Ezelino. Il più distinto era Tisone Novello di Campo Sampiero, giovane appena uscito di fanciullezza, figliuolo di quel Guglielmo di cui abbiamo descritta la morte, ed ultimo erede d'una famiglia vittima quasi tutta del tiranno. I fuorusciti padovani per meglio guadagnarsi l'appoggio della repubblica nominarono loro podestà Marco Quirini, gentiluomo veneziano; ed il legato seguendo la stessa politica affidò la carica di maresciallo dell'armata ad un altro gentiluomo veneziano, Marco Badoero, e scelse Tisone Novello per portare lo stendardo. Infatti moltissimi Veneziani presero la croce; altri per naturale sentimento di sdegno verso un così feroce tiranno, di cui in tanta vicinanza avevano potuto conoscerne i delitti; altri mossi da gelosia contro un principe che ogni giorno rendevasi più potente, e che stendeva omai i suoi confini a sole sette in otto miglia dalla loro capitale. Somministrarono al legato navi da guerra, onde potesse rimontare la Brenta ed attaccare Padova.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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