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      Un sol giudice provenzale, suddito di Carlo, di cui gli storici non ci conservarono il nome, osò votare per la morte di Corradino; altri si ridussero ad un timido e colpevole silenzio; e Carlo, appoggiato all'autorità di un solo giudice, fece da Roberto di Bari, protonotaro del regno, pronunciare la sentenza di morte contro lo sventurato principe e tutti i suoi compagni322. La sentenza fu comunicata a Corradino mentre stava giocando agli scacchi. Gli si lasciò poco tempo per disporsi alla morte, ed il giorno 26 ottobre, fu con tutti i suoi compagni condotto sulla piazza del mercato di Napoli presso al mare: Eravi il re Carlo con tutta la sua corte, ed un'immensa folla di popolo circondava il vincitore ed il re condannato.
      Il giudice provenzale che aveva votato per la morte di Corradino lesse la sentenza portata contro di lui come traditore della corona e nemico della Chiesa. Giunto al termine della lettura, quando stava pronunciando la pena di morte, Roberto di Fiandra, il proprio genero di Carlo, si slanciò sopra l'iniquo giudice, e piantandogli nel petto lo stocco che teneva in mano, gridò: «Non s'aspetta a te, miserabile, il condannare a morte così nobile e gentil signore!» Il giudice cadde morto in terra sugli occhi del re, che non osò mostrarne verun risentimento.
      Frattanto Corradino trovavasi già tra le mani del carnefice; si staccò egli medesimo il mantello, e postosi in ginocchi per pregare, si rialzò gridando: «Oh mia madre, di quale profondo dolore ti sarà cagione la notizia che ti sarà portata della mia morte!


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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