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      Azzo VIII aveva col suo testamento dichiarato erede il figlio d'un suo figliuolo naturale a pregiudizio di suo fratello e de' suoi nipoti. Quest'ingiustizia fu cagione di civil guerra nella famiglia d'Este, e risvegliò l'ambizione de' vicini stati che sperarono di potersi ingrandire a sue spese. I Veneziani entrarono in Ferrara come ausiliari del bastardo d'Este, il papa dall'altro canto mandò in ajuto del fratello d'Azzo un cardinale con un corpo di milizie, il quale, abbandonando bruscamente il suo cliente, pretese di unire Ferrara all'immediato dominio della Chiesa, perchè questa città negli ultimi diplomi degli imperatori era stata dichiarata di pertinenza di san Pietro. La successione del marchese non fu più oggetto di disputa tra gli eredi legittimi e testamentarj, ma tra il papa ed i Veneziani. Il cardinale Arnaldo di Pellagrue, nipote di Clemente V, e da lui incaricato della guerra di Ferrara, adoperò contro la repubblica le armi spirituali e le temporali: i Veneziani soggiacquero a grandi infortunj; ed il marchese d'Este ed i Ferraresi furono egualmente traditi dalla repubblica di Venezia e dal papa, e spogliati dai proprj alleati.
      La morte d'Alberto d'Austria era un avvenimento di tanta importanza che non poteva non essere cagione di grandi rivoluzioni. Del 1298 Alberto era succeduto al suo emulo Adolfo di Nassau, da lui vinto in battaglia e poi fatto morire. Dopo tale epoca Alberto erasi costantemente occupato dell'ingrandimento della sua famiglia ed aveva cercato di renderne negli antichi dominj più arbitraria l'autorità. La sua ambizione, che gli aveva fatti ribelli gli abitanti di Vienna e della Stiria, lo trasse in pericolose guerre colle città svizzere, Berna, Zurigo e Friburgo, che in sull'esempio delle città d'Italia eransi sottratte all'impero in tempo de' suoi lunghi interregni e governavansi a comune; finalmente gli suggerì l'altrettanto vana che difficile impresa di ridurre in servitù gli abitanti dei tre Waldstettes, Uri, Schwitz e Underwald, che non volevano dipendere, e non dipendevano che dall'impero, e che, ridotti alla disperazione nell'ultimo anno della vita d'Alberto, cacciarono dal loro paese i suoi governatori ed i suoi satelliti, e giurarono sulla rutly la confederazione elvetica, il più fermo appoggio della loro indipendenza249.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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