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      Un'altra non meno potente fazione trovavasi alla testa del governo, indicata col nome di popolani grassi; i quali in una repubblica, le di cui leggi erano tutte democratiche, avevano trovato il modo di arrogarsi esclusivamente la sovranità che doveva appartenere a tutto il popolo. La loro oligarchia borghese era oggetto dell'universale gelosia; erano accusati d'imprudenza e d'incapacità nel trattare gli affari, e di venalità negl'impieghi. Il Villani attesta che costoro s'arricchivano con vergognosa impudenza, appropriandosi il danaro dello stato, e che a Mastino della Scala per la compra di Lucca avevano dati cinquanta mila fiorini meno della somma portata nel conto. Questi per deviare la pubblica censura dalla loro amministrazione, progettarono di abbandonare il popolo alle vessazioni di un giudice crudele, lusingandosi di nascondere le azioni loro dietro questa subalterna tirannide. Sperarono di dirigere a voglia loro il duca d'Atene, come due anni prima avevano diretto Jacopo Gabrielli, senza che venisse perciò loro rimproverata la413 crudeltà del capitan generale. Eccitavano dunque segretamente Gualtieri ad abusare del potere ch'essi medesimi gli avevano affidato. Ma questi più di loro esperimentato nell'arte degl'intrighi, più di loro straniero alla pubblica ruina ed alle private disgrazie, si offerse come strumento a que' medesimi, di cui voleva essere padrone, promettendo di servire a tutte le passioni di que' malaccorti che di già sagrificava alla propria avarizia ed ambizione.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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