Caterina, madre dei principi di Taranto, che portava il titolo d'imperatrice di Costantinopoli, dava l'esempio della più scandalosa scostumatezza, ed avendo la più alta influenza sul cuore della sua pronipote, favoreggiava le di lei pratiche con Luigi, sperando di potere coll'allontanare Andrea dalla corona farla dare a suo figliuolo. La regina Sancha, vedova di Roberto, abborriva tanta corruzione, ed erasi ritirata in un convento, ove morì un anno dopo il consorte; onde più veruno salutare rispetto contener poteva la piena di questa voluttuosa corte.
Gl'intriganti che avvicinavano la giovane regina, non si appagarono di averle ispirata avversione per Andrea; ma mirando a disfarsi d'un principe, di cui avevano a temere le vendette ed il collerico temperamento, fomentavano la criminosa passione della regina per suo cugino: poi tutt'ad un tratto l'atterrivano riferendole i sospetti e le minacce del marito; talvolta ancora gli parlavano del bene de' suoi popoli, del tiranno cui permetterebbe di regnare sopra di loro, rappresentandogli come un atto virtuoso il delitto che gli proponevano di commettere. In mezzo a tante seduzioni, Giovanna, strascinata, sedotta dalla sua passione, permise ai suoi cortigiani di servirla, acconsentendo alla loro trama senza volerne conoscere le circostanze.
Il conte d'Artusio, bastardo del re Roberto, e Filippina la Catanese, confidente della regina, si fecero capi della congiura466. Ottennero che la corte abbandonasse Napoli in settembre del 1345, per villeggiare in un luogo solitario, nel convento di san Pietro di Morone o dei Celestini posto a poca distanza d'Aversa.
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