- Su via - disse il Senno - percorri la Francia e l'Italia con un tamburino: bel compagno di viaggio! e pagalo.
- E tu cianci - gli risposi io - che? la metà della nostra baronia non fa ella forse con un tamburo(43) compagnon de voyage il medesimo giro, o non ha ella il piffero(44) e il diavolo, ed ogni cosa da pagare per giunta? Chi ne' combattimenti ineguali può schermirsi con un équivoque non ha sempre la peggio. - Pur tu saprai fare qualche altra cosa, La Fleur? - Oh, qu'oui, sapea cucire un pajo di calzerotti, e suonare un poco il violino.
- Bravo! - mi gridò il Senno.
- Perché no? - gli risposi - suono anch'io il violoncello; ci accorderemo benissimo. - Tu saprai maneggiare i rasoj, e racconciare un po' una parrucca, La Fleur? - Quest'era appunto la sua vocazione.
- Per mia fè! basta - diss'io interrompendolo - e dee bastare per me. - Venne intanto la cena; e vedendo un vispo bracchetto inglese da un lato della mia seggiola, e dall'altro un valletto francese a cui la natura aveva con liberalissimo pennello dipinto il volto d'ilarità, tutta la gioja dell'anima mia esultava del mio impero; e se i monarchi sapessero cosa si vogliano, esulterebbero al pari di me.
XXI
MONTREUIL
Perché La Fleur fece meco tutto il viaggio di Francia e d'Italia, e verrà spesso in iscena, parmi di affezionargli alquanto meglio i lettori. Sappiate ch'io non ebbi mai da pentirmi sí poco degli impulsi, che per lo piú mi fanno risolvere, come con questa creatura fedelissima, affettuosa, semplice creatura fra quante mai s'affannarono dietro le calcagna di un filosofo; e quantunque delle sue perizie di suonatore di tamburo, e di sarto da calzerotti, ottime in sé, non potessi veramente giovarmi, la sua giovialità m'era largo compenso: suppliva a tutti i difetti: i suoi sguardi m'erano fidato rifugio in tutti i disagi e pericoli: intendo solo de' miei; perché La Fleur era inviolabile: e se fame, o sete, o nudità, o veglia, o qualunque altra sferzata di mala ventura coglieva nei nostri pellegrinaggi La Fleur, tu non ne vedevi né ombra né indizio in quel volto; ed era eternamente tal quale: e però s'io, e Satanasso a ogni poco mi tenta con quest'albagia, s'io pure mi sono un pezzo di filosofo, la mia boria è mortificata quando considero l'obbligazione ch'io ho alla complessionale filosofia di questo povero compagnone, il quale a forza di farmi vergognare mi ridusse uomo di razza migliore.
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