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      I laceri schiavi che con essi venivano poterono a stento trattenerli dal gettarsi addosso a Tom e a’ suoi compagni.
      — Vedete bene con chi avete da fare se vi prendesse la voglia di darvela a gambe, — disse Legrée carezzando i cani con brutale sodisfazione e voltandosi verso Tom e gli altri schiavi. — Questi animali sono addestrati a dar la caccia ai negri, e divorerebbero uno di voialtri con la stessa facilità con cui ingoiano la loro scodella di zuppa. Badate perciò a voi stessi. Ora dimmi, Sambo, — soggiunse rivolto a un omaccione mal vestito, il cui cappello non aveva più segno di tesa, e che gli si affaccendava intorno — come sono andate le cose, qui?
      — Ottimamente, padrone.
      — Quimbo, — disse Legrée ad un altro, che mostrava molto zelo per attirare a sé la sua attenzione — tu non avrai dimenticato quello che ti dissi, spero.
      — Certo. —
      Quei due negri erano i principali personaggi dell’abitazione. Legrée li aveva educati alla selvatichezza e alla brutalità, non meno sistematicamente che i suoi molossi, e con una lunga pratica di barbarie li aveva condotti allo stesso grado di capacità.
      Osservarono taluni, e fecero valere questa osservazione contro la razza, che un ispettore negro è sempre più tirannico e più crudele del bianco. Ciò dimostra semplicemente che il negro fu avvilito e degradato più del bianco. Lo stesso avviene di tutte le razze conculcate. Lo schiavo è sempre un tiranno, quando ne trova l’occasione.
      Legrée, come taluni potentati di cui si legge nella storia, governava la sua piantagione con una specie di antagonismo delle forze.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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