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      Furtivamente, nel buio della notte, povere creature desolate, togliendo alcuni istanti al loro breve riposo, venivano a rendergli quelle affettuose cure nelle quali egli aveva tanto abbondato con esse. Per verità quei poveri discepoli avevano poco da dargli... un bicchier d’acqua fresca, ma lo davano di tutto cuore.
      Cassy, venuta fuori di soppiatto dal suo nascondiglio, intese qual sacrificio egli avesse consumato a pro di lei e di Emmelina, e sfidando il rischio d’essere scoperta, era stata a visitarlo la notte precedente. Commossa altamente dalle poche ultime parole ch’egli ebbe la forza di pronunziare, ella sentì fondere alfine il lungo ghiaccio della sua disperazione, e poté piangere e pregare.
      Quando Giorgio entrò nel vecchio magazzino, gli si strinse il cuore e la sua testa fu presa da vertigine.
      — È possibile? È possibile? — esclamò inginocchiandosi presso di lui. — Zio Tom, mio povero vecchio amico! —
      Quella voce parve che facesse impressione sull’udito del morente, poiché egli mosse appena il capo con un sorriso, e mormorò alcune parole inintelligibili.
      Il giovane, inclinato sul suo vecchio amico, sparse lacrime di dolore e disse:
      — Oh, caro zio Tom! Svegliatevi, parlate ancora una volta. Guardate! Ecco il vostro padroncino Giorgio, il vostro piccolo Giorgio. Non mi ravvisate?
      — Padron Giorgio! — disse Tom aprendo gli occhi e parlando con voce fievole.
      Egli guardava, come fuori di sé. A poco a poco le idee gli si schiarirono; il suo sguardo incerto diveniva fisso e scintillante; tutto il viso gli brillò di gaudio; egli congiunse le mani, e gli scesero alcune lacrime dagli occhi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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