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      Uscirono insieme, ma ella lo prevenne che si dovevano dividere prima d'entrare in città. Ella non aveva più alcun dubbio che a Trieste vi fossero delle persone incaricate di spiarla per conto del Volpini: – Infame! – esclamò con enfasi. – M'ha rovinata! – Odiava il suo antico promesso, come se fosse stato veramente lui a rovinarla. – Ora naturalmente, egli sarebbe lieto di liberarsi del suo impegno, ma avrà da fare con me. – Confessò ch'ella l'odiava profondamente. Le faceva fastidio come una sucida bestia. – Sei stato tu la colpa che mi sono data a lui – Vedendolo sorpreso di quell'incolpazione, fatta per la prima volta con violenza, ella si corresse: – Se non per tua colpa, certo per amor tuo.
      Con queste dolci parole lo lasciò ed egli restò convinto che l'incolpazione non era stata fatta per altro motivo che per indurlo ad appoggiarla con tutte le forze in quella lotta ch'ella stava per imprendere contro il Volpini.
      Egli la seguì per un pezzo e vedendola in mezzo alla via, offrirsi sfacciatamente con l'occhio ad ogni passante, fu ripreso dalla sua malattia che dominò ogni altro suo sentimento. Dimenticando la paura che ella s'aggrappasse a lui, egli ebbe una gioia intensa dell'accaduto. L'abbandono del Volpini le faceva sentire bisogno di lui e a mezzodì, per un'altra ora intera egli avrebbe potuto tenerla tutta per sé e sentirla intimamente sua.
      Nella città laboriosa, in cui a quell'ora nessuno camminava per diporto, la figura di Angiolina, morbida e colorita, con quel passo calmo e quell'occhio attento a tutt'altra cosa che alla propria strada, attirava l'attenzione di tutti.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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