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      Il lavoro di Giulietti per costruire e fare funzionare una Federazione di questo genere, unica al mondo, è stato veramente importante. Egli lo ha potuto compiere unicamente per la fede da cui è animato, fede scaturente dalla dura vita vissuta nelle lunghe navigazioni di bastimenti a vela, fede derivante dalla cognizione esatta della travagliata vita del marinaio, dalle ingiustizie della vita di bordo.
      Ogni nave allora era quasi una galera. A bordo regnavano la discordia, il timore, l'odio, la camorra sui viveri. Erano tutti schiavi e si combattevano a vicenda, ma per tutti il comune dolore, per tutti il comune servaggio.
      Giulietti, conoscendo bene questa situazione, si gettò a capo fitto contro tutte le resistenze ostacolanti la unione fra tutti i marittimi. Bandì la crociata della indipendenza da tutti i partiti politici, proibì in modo assoluto che dentro la Federazione si lavorasse per conto di questo o di quel partito, e mise alla porta i trasgressori la cui opera si trasformava in un aiuto indiretto agli armatori, tutti desiderosi di impedire o di colpire la unità sindacale fra i marittimi.
      A qualche socialista di partito che gli osservò che questo suo procedere era del semplice «categorismo» ristretto ed unilaterale, Giulietti rispose:
      «Voi fate del socialismo a chiacchere e perciò fantastico ed inconcludente, mentre io faccio del socialismo con dei fatti, cioè lo realizzo. Non disturbatemi, altrimenti mi costringerete di mettervi la prua addosso.
      Voi avete il dovere, in nome del vero socialismo, di aiutarmi.


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Storia della Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare
di Giulio Tanini
Tipogr. Angassini Genova
1952 pagine 173

   





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