Rilevò che la sede era degna per onorare un Uomo – Giuseppe Giulietti – che attraverso un decennio era riuscito, sormontando difficoltà inaudite, a trasformare un esercito di diseredati in un'armata trionfante di lavoratori coscienti e grati cementati nelle lotte comuni sotto la formula «Dal Comandante al Mozzo». Tratteggiò con colori vivi ed immediati tutta l'opera svolta dal Segretario Responsabile della Gente del Mare e concluse la sua bella orazione con queste alate parole: «...E come a Guglielmo Embriaci detto «Testa di Maglio», ritornante da quell'Oriente che sa il grido dei padri nostri, il popolo genovese disse «Credo», così tutta la Gente del Mare dica oggi il suo «credo» a Giuseppe Giulietti per le aurore appena nate e per la maggiore grandezza e avvenire d'Italia sul mare!».
Poi doveva parlare Giulio Tanini. Si era preparato il discorso. Era lui che doveva offrire la medaglia e la pergamena perchè così aveva deciso il Comitato della festa. Si avviò verso il podio – vestito a festa – con passo svelto, con il cuore martellante di emozione perchè era come si recasse su di un altare da cui doveva parlare di cose di cui era nutrita la sua anima: d'amore, di fratellanza universale. Si sentiva così contento che la gioia gli fece male. Oltre essere un rivoluzionario era anche un grande Poeta dell'Ideale e ciò spiega perchè appena iniziato il suo dire il suo cuore non resse alla grande emozione. Svenne fra le braccia degli amici. Poi si riebbe, ma gli fu vietato di pronunciare il discorso che, amorosamente ritrascritto dalle sue cartelle, qui riproduciamo.
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