Se S. Ecc. non leva questa tresca, ogni dì peggiorerà, e si dice esserci interessati cittadini di qualità, con li quali non voglio urtare, che assolutamente col mezzo di questo Rossino mi farieno rompere il collo, e così guastando me, saria guastato i lavori, che è quello che vogliono e desiderano, e a V. S. mi raccomando quanto posso. Di Firenze, alli 28 di gennaio, 1550.
XXXVII.
Bartolommeo Bandinelli a M. Iacopo Guidi.
Desidero che sua Ecc. sappi come è finito i travati che hanno a servire per murare l'arcone e i cornicioni e architravi, che sono pietre molto grandi, però bisognato torre molti legnami, e grossi, ed occupano lo spazio dall'un cannello all'altro che rincontrano le porte della sagrestia; e perchè tale apparato è faticoso, e di scompiglio alla chiesa, avvertisca sua eccellenza, se vuole fare alcuna provvisione per lo altare, innanzi che simili macchine si guastino, che se più si avrà a rifare, i preti saranno forzati di ufficiare in altro luogo; che immediate che avrò messo il Cristo, tornerò lo altare al suo antico luogo; però sua eccellenza, che è prudentissima, consideri quello che vuole fare.
Appresso, aspettavo con desiderio che mi facesse(61) sedere (pensando esserne degno) come Bernardone o Francesco da Sangallo, ma è ragionevole che sua eccellenza faccia grazia a chi più gli piace, che ormai sono tanto in là con gli anni, che poca parte me ne tocca; ma io penso, come signore giustissimo, che mi vorrà riserbare a grazia maggiore, e di più utile, come si aspetta alla grandezza e dalle magnifiche opere cha ei mi fa fare.
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