Il libro richiestomi non si trova, e di già mi dice il nostro sig. Brunetti d'avervelo accennato. Adesso, Ricciardi mio, posso dire d'esser restituito alla mia pristina libertà, non avendo avuto un giorno vôto di processione(226) da che diedi fine a questo mio sempre benedetto quadro. Vi ricordo a volermi bene, ed a salutarmi il nostro sig. Fabbretti insieme con tutti codesti signori della vostra conversazione, mentre io, tutto solitario, vi ricordo scrivermi quando potete, e ad amarmi sin che averete fiato. V'abbraccio di cuore. Di Roma, questo dì 19 d'ottobre, 1652.
CXC.
Salvador Rosa a Gio. Batista Ricciardi.
Gratissimi mi son stati, e mi saranno sempre i vostri avvertimenti intorno al pensare all'avvenire, cioè di mettere insieme qualche baiocco per lo mantenimento della riputazione, come anche per lo comodo della vita, confessando ancor io che senza danari è impossibile poter conseguire quel credito alle nostre operazioni che noi desideriamo, che veramente si doverebbe; onde mi risolvo di far dal canto mio le dovute diligenze, ogni volta che la fortuna vi vorrà concorrere anch'essa.
Il quadro andò per il suo viaggio, avendo sortito gli applausi accennativi. Ma che ne dite? Potevasi fare in peggiori riscontri dei presenti rumori della Francia, in tempo che quella corona ave altro in testa che pittura? Queste son le filosofie da rinnegare; tralasciandovi di dire alcune altre cosette intorno alla parte del donativo di non piccole conseguenze per lo svanimento de' miei fini. Però lascio che operi Iddio, non potendosi, per la parte che s'appartiene a me, che guadagnare di molto, se non in altro, nella reputazione.
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