È ben vero che mi trovo vicino ad un migliaio di scudi di pittura fatte, delle quali con difficoltà non ordinaria se ne va esitando qualcheduna. Commission da farne! è un anno che non s'è veduto cane ad ordinarne, e se le cose della guerra piglieranno vigore, potrò piantare i pennelli nell'orto; ed eccovi detto e scoperto tutti i miei arcani intorno al far danari. Contuttociò vi prego a mantenere in questa fede quelli che lo credono.
Vado smaltendo qualche carta, con la qual mercanzia mantengo viva la borsa; et a questa mercanzia anco vi si aggiugne la nuova Imposizione che si tratta di mettere alla carta. Amico, le nostre ricchezze bisogna che consistano nell'animo, e di contentarsi di libare, quando altri ingoiano le prosperità. Basta s'io vendessi tutte queste mie pitture, che di presente mi trovo, vorrei avere in culo Creso; ma ci vuol del tempo.
Mi dispiace della cattiva raccolta del vino, ed in questo l'esser poeta vi nuoce.
Farfanicchio vi saluta e vi porta di continuo nella lingua, ed il nostro focolare in questa stagione non ode cosa più frequente che il vostro nome.
Vi prego a riverire in mio nome tutti di casa, ed a credere, come sempre vi dirò, che non ho cosa più viva nel mio cuore che voi, e vi bacio le mani. Di Roma, questo dì 2 di gennaio, 1664.
CCI.
Salvador Rosa a Gio. Batista Ricciardi.
Avete ragione, onde datemi pure dello smemorato, che mi si deve. Non ricordarmi della carta del Filolao, e pure involger l'altre, e l'avevo sotto gli occhi! Compatitemi perchè ho buona parte di me fuor di me medesimo.
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Imposizione Creso Roma Rosa Gio Ricciardi Filolao
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