Imperoché, se si volessero fare i pesi della libra variati e particolari a cittá per cittá, il tutto anderebbe in disordine, essendoché i danari sono maneggio in generale e non particolare a cittá per cittá ed a provincia per provincia, come forse da alcuni vien creduto essere particolari. E perciò il detto peso, con tutte le sue parti da esso dipendenti, cioè once, denari e grani, ragionevolmente dovrá esser usato ed osservato in ogni paese, cosí per l'oro e l'argento non coniato, come per il ridotto in monete, lasciando affatto tutti gli altri pesi sinora usati, e siano sotto qual nome essere si vogliano.
III
Della impressione delle note su le monete.
Ora, quanto al porre ed imprimere su le monete nuove, e d'oro e d'argento, le note del loro valore, della lega e di quante ne vadino alla libra, dimostrate e descritte nel capitolo XXII, dico ch'io tengo per fermo che non sará persona alcuna, di qualunque stato o grado esser si voglia, ch'opponga, con dire non essere mai stato in uso il cosí fare, overo che sará cosa di poca utilitade. E, se ciò fosse per sorte da qualcuno allegato, fa di bisogno che costui consideri bene quello che segue: cioè che, quando le dette note saranno cosí impresse, verrá vietato il poter tosare le monete cosí d'oro come d'argento, ed anco il far cerna o scelta delle alquanto grevi dalle altre. Essendoché nel fare i pagamenti tutte le monete d'una medesima sorte si potranno pesare a libra a libra, sí come ad ogni persona in particolare sará lecito ciò fare per cagione di esse note; e, se le monete non saranno in numero, secondo che dimostrerá la nota, sará necessario aggiungere tante monete dell'istesso valore e lega, che siano una libra giusta.
| |
|