Quando per lo contrario si calma la irritazione, nascono i piaceri fisici; così, dopo un disastroso viaggio d'inverno un letto tepido e molle, dopo una sobria ed affannosa caccia una mensa delicata, sono piaceri fisici: dolori, e piaceri cagionati da un'immediata azione sulla nostra macchina.
L'annunzio della morte d'una persona, che ci è cara, l'annunzio della rovina della fortuna nostra, e de' beni nostri ci tormentano dolorosissimamente. Qual è la cagione di questo dolore? Noi non ne vediamo l'azione immediata sugli organi nostri, perciò si ripongono nella classe de' dolori morali. Medesimamente la notizia d'una inaspettata eredità, d'una carica luminosa, d'una amicizia acquistata e desiderata da noi, ci risveglia un piacere vivissimo, senza che compaia alcun oggetto applicato agli organi della nostra sensibilità; quindi vengono chiamati piaceri morali.
Ai piaceri, e dolori fisici ogni uomo anche rozzo e selvaggio è sensibile; ai piaceri, e dolori morali tanto più l'uomo è sensibile, quanto è più dirozzato dalla educazione, cioè quanto è maggiore la folla delle idee, che ha aggiunte alla propria esistenza. Noi osserviamo anche nelle intere nazioni della diversità su tal proposito; i popoli più inciviliti sono più sensibili alla gloria e al disprezzo; i popoli ancora più rozzi lo sono alle percosse, e alla mercede. I piaceri, e dolori morali sono tanto maggiori, quanto maggiore è il numero dei bisogni, e delle relazioni, che un uomo sente d'avere cogli altri.
Per conoscere questa verità esamino attentamente me stesso.
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