Raffaele Tischar, (35) Capitano Aiutante Maggiore di Piazza, uomo risoluto ed intelligente, con moglie e due figlie, le quali da diversi giorni stentavano la vita, in una grotta della Fortezza, a causa del bombardamento, pensò organizzare, di accordo con un tal Salinas (36) Maggiore di piazza ed altri Uffiziali, una specie di congiura, allo scopo di venire alla desiderata resa. Vi riuscirono.
La mattina del 20 marzo, nel mentre Messinelli, e gli altri caporioni erano scesi in Città, come di consueto, tutt'i congiurati si armarono, ed avendo alla loro testa il Capitano Tischar, scesero anch'essi: barrati i due sbocchi, che comunicavano con la rampa, per la quale si accedeva al Castello ed alla Porta di Napoli, aperta questa, il Tischar accompagnato da un drappello di truppa e fornito di bandiera bianca si avanzarono verso i nostri; e la resa a discrezione dell'ultimo Baluardo del Regno delle due Sicilie che ancora combatteva in nome di Francesco II, fu immantinenti trattata e conchiusa.
Il primo ad entrare in Civitella, a mezzo di scala a piuoli, fu il Maggior Finazzi con un certo seguito. Il Maggiore riunita la Guarnigione, ordinò si sgombrasse Porta di Napoli. Tale operazione fu eseguita dai briganti quivi rifugiati, mentre fuori la porta medesima stazionava una Compagnia del Genio, affine d'impedire la fuga di chicchesia.
Sgombrata questa prima porta, barricata con grandi botti ripiene di terra e pietre, le truppe alla cui testa vi era il Generale Mezzacapo col suo Stato Maggiore, entrarono nella Città e quindi nel Forte.
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(35)
Don Raffaele Tiscar de los Rios, vice-comandante della fortezza.
(36)
Domenico Salinas, vicecomandante della fortezza.
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