Intanto l'ora della preghiera era sonata nel monistero, ed i fratelli tutti, silenziosi e compunti erano iti al coro a salmodiare. Mentre però calda e lamentevole la prece innalzavano quei religiosi al cielo, arriva un messo, traversa la chiesa, va dal guardiano e gli susurra alcuna cosa all'orecchio. Il venerando uomo fa spallucce e borbotta fra i denti: — Si accomodino pure. —
Il messo esce, la salmodia s'affretta; in dieci minuti è bella e terminata. I frati si guardano, l'un l'altro silenziosi, mentre il priore frettoloso esce il primo di chiesa, e corre sul convento.
***
— Ben venga, guardiano — dice un ufficiale, in vedendolo:
— Il signore vi abbia nella sua santa guardia — risponde il reverendo.
— Noi veniamo a chiedervi ospitalità, — soggiunge il capitano Oberti. — Più tardi verrà anche il maggiore col generale. Voi sapete, come quella lì s'ha da espugnare : — additava la fortezza.
I cortesi modi dell'ufficiale colpirono il buon frate, che credeva aversi a trovare in mezzo a casa del diavolo, e ripigliato fiato disse: — Mi spiace non poter offrire pel momento alcun che di buono, ma se mi accordate solo mezz'ora di tempo vedrò dì far preparare il bisognevole. Eh, siete così trafelato, poveretto!
L'ufficiale si asciugò per tutta risposta con un fazzoletto la fronte molle di sudore, ed il frate, senza più dire, s'allontanò. Avea dato ordine ai torzoni del convento dì tirare i colli ad alcune paia di galline, e trarne del brodo per il presidio venuto.
|