Raffaele Petrilli
La Muta all'assedio di Civitella del Tronto nell'anno 1861


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     Ma Messinelli non volle aprir la porta, ed invece fece salire il generale con una scala a piuoli dalle mura. Il generale si sobbarcò a questa umiliazione, e s'internò nella fortezza. Ivi si fece riconoscere per quel che era, arringò i soldati, e fece conoscere lo scopo della sua venuta, e la volontà di Francesco II. Intanto le porte non si aprivano, ed i liberali col figlio del Della Rocca, che era rimasto presso di questi, cominciarono a dubitare; temendo che qualche sinistro non fosse occorso al generale; quando verso sera lo videro ridiscendere dal forte come v'era salito, e portando la grata novella, che il dì susseguente, la piazza si sarebbe resa. Infatti il 16 marzo null'altro si aspettava, se non che le porte del forte si aprissero da un momento all'altro. Guarda intanto e riguarda, alla fine si vede scendere un ragazzo, il quale faceva segni con una carta, che portava in mano. Arrivato questi presso i nostri fu aperta la lettera, e vi si diceva di non i volersi più arrendere. A questo il generale Della Rocca andò sulle furie, pur tuttavia fu così longanime, che volle di nuovo risalire sulla fortezza per persuaderne alla resa i difensori. Ma tutto riuscì vano.
     Oltre questo non mancarono altri episodii come quello del napoletano, l'unico morto del forte. Costui faceva il bravo e sfidava i bersaglieri che si trovavano nel sito detto «Selva Sebastiani»: li sfidava gridando: — a chi mi colpisce regalo questo pezzo di cinque grani — e lo mostrava. Dalli oggi e dalli domani, ad un bersagliere venne il ticchio di prendere di mira il novello Rodomonte. Punta il suo fucile, il colpo parte, e la palla va a ficcarsi nel petto dello sciagurato, che, gesticolando come un ossesso, stramazza a terra urlando, vien trasportato in una casa vicina, e di lì a poco se ne va all'altro mondo. Di rimando un cannoniere del forte spezzò in due il capo del foriere Boli romano, che stava bivaccando sopra un terrapieno dappresso al convento.