La costituzione così accolta ebbe tuttavia qualche buono effetto. Furono scarcerati i detenuti politici. Tornarono gli esuli. Tornò tra solenni e affettuose accoglienze alla sua Teramo Troiano Delfico. (10) Tornò Luigi Bonolis, (11) condannato tre volte a morte. Riapparve l'instancabile agitatore Antonio Tripoti, (12) oggi dimenticato e che pure fu l'anima — ecco il fatto che io attesto e dimostrerò — delle ultime manifestazioni rivoluzionarie teramane.
Con la Costituzione data in articulo mortis da Francesco Due — lo si chiamava allora così — fu costituita nell'evanescente reame la guardia nazionale e furono incitati nelle Provincie i funzionari.
A Teramo fu nominato maggiore della guardia nazionale Antonio Tripoti e venne al governo della provincia Pasquale De Virgiliis col titolo di governatore, sostituito al vecchio intendente. Pasquale De Virgiliis, (13) napolitano, spirito onesto e liberale, verseggiatore elegante e reputato bene, ma punto o mediocremente destro in politica. Del resto aveva poco da fare, perché si era già stabilita una Giunta di governo provvisorio con Antonio Tripoti, Carlo Campana, (14) Luigi Bonolis, Delfico ed altri insigni patrioti, la quale eccedette forse talvolta in deferenza verso l'ottimo, ma non sempre altrettanto sagace e previdente governatore.
Teramo preferiva di essere governata da Clemente de Cesaris, (15) una delle maggiori glorie del patriottismo abruzzese. Fu scritta una petizione a Garibaldi che era già a Napoli per l'esaudimento di questo desiderio ed esposta alla pubblica sottoscrizione nell'atrio del palazzo municipale. Lo scrittore della petizione fu chiamato dal buon Pasquale De Virgiliis che era scandolezzato di questa spontanea ed anticipata applicazione del diritto plebiscitario: — egli diceva che codesto ardimento (che in fondo si riduceva a darci un governatore di fiducia nostra nominato da Garibaldi invece di quello, quantunque rispettabilissimo, mandatoci da Francesco Due) poteva esporre i promotori della dimostrazione ad una condanna di fucilazione. Niente di meno!...
* * *
(10)
Troiano De Filippis Delfico (1821-1908) Fece parte di una famiglia di lunghe tradizioni liberali. Nel 1848 partecipò
alla prima guerra d'indipendenza. Perseguitato dalla polizia borbonica, rimase per alcuni anni in esilio in Grecia. Al
ritorno a Teramo venne nominato prodittatore d'Abruzzo ed organizzò la Guardia Nazionale. Giornalista, tra i
fondatori del Corriere Abruzzese, fu sindaco di Montesilvano; nel 1880 venne nominato senatore del
Regno.
(11)
Luigi Bonolis (1819-1888) Considerato uno dei martiri della persecuzione borbonica, venne condannato a 13 anni di
lavori forzati (1850) da scontarsi dapprima nel carcere di Pescara, dove cercarono di avvelenarlo, e successivamente
in quello di Procida dove subì una durissima carcerazione. Con il ritorno a Teramo fu nominato segretario del
governo provvisorio. Partecipò alla repressione del brigantaggio. Nella vita civile fu ispettore di pubblica sicurezza
in diversi distretti italiani. Nel 1874 venne nominato cavaliere della Corona d'Italia.
(12)
Antonio Tripoti (1809-1872) A soli 19 anni andò in esilio in Francia, dove si arruolò nel corpo dei Lancieri.
Rientrato in Italia, dopo il confino a Chieti espatriò nuovamente in Francia, e fu condannato in contumacia. Con la
rivoluzione del 1848 organizzò la Guardia Nazionale, ma dopo la restaurazione fu nuovamente fuggiasco, prima in
Italia, poi in Francia e Spagna. Rientrato a Teramo nel 1860 organizzò il governo provvisorio; nel mese di settembre,
in viaggio per Napoli, finì nuovamente in carcere nella fortezza di Pescara, con il rischio di fucilazione, riuscendo
tuttavia a convincere il comandante borbonico a cedere la fortezza alla Guardia Nazionale. Partecipò alla repressione
del brigantaggio. Nella vita civile fu ispettore forestale.
(13)
Pasquale De Virgiliis (1810-1870) Originario di Chieti, laureato in giurisprudenza, letterato, collaboratore con le più
importanti riviste letterarie dell'epoca (diresse anche il “Giornale Abruzzese di Scienze, Lettere e Arti” da lui
fondato nel 1836), fu noto come traduttore delle opere di Byron. Tra i protagonisti delle vicende che portarono alla
caduta del regime borbonico, venne eletto intendente di Teramo. Del De Virgiliis restano molte opere, tra le quali
meritano menzione "Una notte a Venezia" e "Una gita sul Gran Sasso d'Italia".
(14)
Carlo Campana (m. 1884) Laureatosi in matematica all'età di 21 anni iniziò prestissimo la carriera di insegnante.
Coinvolto nelle vicende del 1848, per le sue idee politiche venne destituito dall'insegnamento e sottoposto alla
stretta vigilanza della polizia borbonica; dopo l'attentato all'imperatore francese fu costretto ad andare fuggiasco.
Rientrato nel 1860, fece parte del governo provvisorio di Teramo.
(15)
Clemente De Cesaris (1810-1877) Originario di Penne da una famiglia di commercianti che annoverò diversi
patrioti, fu poeta e letterato. Coinvolto nei moti di Penne del 1837, dopo la repressione fu costretto a fuggire, ma
l'anno successivo fu incarcerato a Teramo. Le produzioni letterarie nel periodo della prigionia, inneggianti al
patriottismo, alla libertà e all'odio verso il Borbone, gli costarono la persecuzione della polizia, per cui dopo la
scarcerazione fu costretto all'esilio. Nel 1860 fu nominato per un breve periodo governatore di Chieti, ma venne
destituito per le sue idee repubblicane. Nel 1861 venne eletto deputato per il collegio di Penne, ma presto si dimise,
disgustato dal mondo politico. Morì indigente nel convento di Penne.
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