Uguale stima del nostro Bernardo ebbe pure quel suo zio materno da me più volte nominato, cioè il canonico Palma, l'uomo certo più dotto che abbia prodotto la provincia teramana. Costui consultava spessissimo il giovanotto suo nipote, soprattutto in cose d'arte; e quando questi era in Aquila ed in Napoli più volte lo incaricò di consultar per lui opere ed autori in quelle città. E più che di nipote e di discepolo lo tenne in conto di fratello e di amico.
VI
E così la vita campestre, la distrazione, la caccia, l'occupazione nella direzione delle opere stradali e fabbricatorie, che faceva eseguire in città ed in villa il padre suo, giovarono a calmare d'assai i suoi nervi, in modo che questo periodo della vita di Bernardo fu il più felice, od almeno quello in cui poté senza troppa pena dedicarsi agli studi e ad una certa attività. E le arti belle della pittura e dell'architettura furono quelle che l'occuparono di più. Non appena tornò in patria e si sentì meglio in salute, tosto si diede a comporre disegni e quadri di sua invenzione. Conserviamo ancora grosse cartelle piene dei suoi disegni; ed in casa ed altrove si vogliono molti quadri da lui dipinti, quasi tutti in quest'epoca dai ventidue ai ventotto anni suoi. E non aveva ancora ventiquattr'anni quando fe' tutto di suo genio un quadro per un altare di chiesa. Tal fatto parve arroganza a molti, e specialmente ad un suo concittadino che con lui aveva studiato con profitto pittura sotto il Bonolis in Napoli, e che gli disse apertamente la sua età ed i suoi studi non permettergli ancora quadri di composizione. Non si offese egli dell'avvertimento, amante com'era fin d'allora di esser corretto, anzi se ne valse per istudiar di più, rimanendo però fermo nel proposito di voler dipingere cose che inventava.
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