Prova ne sia il Faust di Gounod, che ebbe poco successo a Parigi e moltissimo a Milano, e lo stesso dicasi della Carmen di Bizet. E io credo che, se avessi avuto maggior fermezza nel battere la strada del Mormile, forse oggi, in luogo di un violoncellista, sarei un compositore di grido! Volli tornare indietro e feci malissimo, perché se nelle opere che seguirono Mormile vi sono pezzi che mi fanno onore, mancano in generale di quelle risorse tanto necessarie, perché un'opera teatrale possa oggi affermarsi e sostenersi con successo. Mentre attendevo alla partitura del Mormile a Varenna, composi l'Album di cui fa parte La leggenda Valacca, che è stampata e conosciuta in tutto il mondo. Ne divenne, quasi a mia insaputa, editore e proprietario assoluto il Flaxman".
“Fu la mia una imperdonabile leggerezza; parendo a me di aver composta cosa di poca importanza, donai l'album a Flaxman, ma non dovevo mai cedergliene la proprietà, perché se oggi fossi proprietario solo di quella Laeggenda, potrei vivere da gran signore. Tutti gli editori hanno con essa guadagnate più e più migliaia di lire, mentre io non ne ritrassi neanche un soldo, anzi conservo una lettera dei successori di Flaxman a Parigi, Durand e Scheneveck, lettera insultante, quale non si potrebbe scrivere a nessuno, perché avevano saputo che io mi ero giustamente lagnato di loro. Questa lettera resterà nel mio testamento a mostrare la generosità di certi editori. Quelli che vollero stampare la mia leggenda, come Ricordi, Schott ed altri, dovettero intentare un processo ai successori di Flaxman: un editore di Boston mi disse aver egli guadagnato, con la mia serenata, trecentomila dollari, e quando mi vide, non solo non mi offrì neanche un sigaro, ma non m'invitò neanche a sedere!...".
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