A Milano rivide Morelli, l'amico più caro della sua giovinezza e col quale a Napoli aveva fatto vita comune. Gli consacra questa paginetta, che nella sua bizzarra e disordinata esposizione, testualmente trascrivo:
“Il mio caro amico Morelli, (16) che si trovava a Milano, era spesso con me. Fui da tutti quei bravi pittori, scultori, letterati ed architetti milanesi molto cordialmente ricevuto. Vi conobbi intimamente il povero Emilio Praga, rapito all'arte così giovane e così miseramente; vi conobbi il bravo scultore Tantardini, che fece della mia faccia un bel bassorilievo. Morelli, quantunque fosse venuto a Milano per poco tempo, lavorava allo studio di Eleuterio Pagliano, il quale nell'Album del Club degli Artisti mi fece una rassomigliantissima caricatura sotto le forme di un'anitra. Per ricordarmi dei tempi giovanili di Napoli, dirò che con Morelli una sera comperai delle castagne e delle candele, e nello studio di Pagliano, dietro un suo bel quadro, grandissimo, volli una notte intera strimpellargli su un cattivo pianoforte tutto il mio Mormile. E fu fortuna la nostra che all'alba ce ne andammo da Martini a prendere il caffè, perché, poco dopo, un povero ingegnere, che abitava sopra lo studio di Pagliano, pel grande rumore del pianoforte e de' miei strilli non poté dormire tutta la notte e rabbiosamente scese dal portinaio a fare un baccano terribile.
Il portinaio corse subito alla porta dello studio, di cui aveva la chiave, entrò e non solo non sentì e non vide nessuno, ma nella camera di Pagliano trovò il letto intatto. Ridiscende e dichiarò all'ingegnere che Pagliano non si era in quella notte neppure ritirato a casa, avendo trovato il letto senza essere toccato. L'ingegnere volle col portinaio assicurarsene egli stesso, e trovato lo studio silenzioso e vuoto, se ne andò, tutto stupito, dicendo: 'Eppure io non ho sognato di aver tutta la notte udito rumore musicale'. Noi rientrammo e il portinaio raccontò a Pagliano la storia. Io e Morelli dormimmo nello studio fino a mezzogiorno, saporitamente... Morelli era il tipo del napoletano puro; non capiva mai parola della conversazione milanese, che la padrona di casa faceva con i suoi amici in dialetto: una volta si mise a conversare con me in napoletano, e quando la signora si lamentò che nulla comprendeva di quanto egli diceva, le rispose. 'Io mi son messo a parlare con Braga nel mio dialetto, perché nulla capisco della vostra conversazione in milanese' ".
(16)
Il celebre pittore Napoletano, ornamento ed onore dell'arte italiana, che ha lasciate,
tra la generale ammirazione, così luminose tracce della magnifica opera sua. Fu da
Braga sommamente amato e stimato: io lo ricordo con vivissimo affetto quale
amico di mio suocero, l'illustre artista Gonsalvo Carelli, fin dalla prima giovinezza e
serbatosi tale fino agli ultimi giorni di sua vita.
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