Pagina 55 di 160 |
Teneva la scena da maestro; era nel suo campo eclettico come Lablache, perché ora vi faceva ridere ed ora piangere. Negli Avventurieri destava la più viva commozione quando si travestiva da prete. Uomo di gran cuore, ma di moralità elastica: tutta la sua fortuna passò in massima parte nella famiglia dell'amante, e non nella sua, compresi i miei Avventurieri, non avendo io alcun documento per provare che l'opera fosse di mia proprietà! Gli Avventurieri furono composti a Giulianova, dove negli anni 1866, 1867, 1868 io mi recai presso la mia famiglia. Le molte contrarietà cominciavano a scuotere i miei entusiasmi per la composizione teatrale; le mie opere non giravano; invece di guadagnare, perdevo tempo, quattrini e spesso trascuravo lo studio del violoncello, che mi aveva dato nel mondo un nome favorevole. Pure volli giocare l'ultima carta e dissi fra me: Se non riesco in questo, come desidero, non scriverò più per il teatro. Mi abboccai col poeta Ghislanzoni, per trattare un soggetto romano antico; e intanto mi misi meglio a studiare per rendermi padrone dell'evoluzione e de' progressi, che la musica andava facendo". |