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Mentre mangiavo la seconda portata, la Baronessa di Galbois, abituata a ben altro mio contegno nei pranzi della sua Principessa, sottovoce mi punzecchiava, lodando ironicamente il modo corretto di quella volta. Il silenzio di tutti era sepolcrale; io, seccato dalle burle della mia vicina, le dissi: 'Oui! mais je n embéte!'. E tutti udirono quella mia brutta risposta. Quando vidi tutti gli occhi rivolti su me, ebbi una vera vergogna. Quantunque la Duchessa di Aosta avesse inteso, volle sapere da me quello che avevo detto, ma non vi riuscì, perché veramente era proprio confuso. Essa da suo fratello aveva saputo la raccomandazione fattami prima dalla zia, e con molta grazia disse: 'Ma tante, mon frère Louis, Ressmann, les Dames d'honneur, mon Chevalier, le Comte Benedetti, vos amis qui sont les miens, voudront bien que Braga ne soit pas refermé dans l'étiquette de cour ce soir, car nous sommes en famille'. La Principessa, sorridendo, mi guardò e: 'Eh bien, mon ami, faites camme vous voudrez', esclamò. Ma quel permesso fece l'effetto di ammutolirmi completamente. Però, subito dopo pranzo, la Duchessa volle cantare prima che giungessero gl'invitati: al pianoforte mi vendicai, aprendo con la Duchessa una parlantina, che non finiva più. Temeva di scandalizzarla, invece tutta la serata fu meco gentilissima e m'invitò di andarla a trovare a Torino, dove fui, ed ebbi l'onore di suonare due volte da lei a palazzo Reale". |