Ognuno perciò può ben comprendere come grande fosse il suo dolore, quando, avendo perduto il padre nel 1871, tornato a Giulianova nel 1885, vi perde la madre. La povera donna, già vecchia e due anni prima colpita da paralisi, da sordità e cecità, morì tra le braccia dell'amato figliuolo, che ne fu inconsolabile. Dovettero toglierlo a forza da quella stanza in preda alla più viva emozione ed a dirotto pianto. Egli stesso volle accompagnarne la salma al Camposanto, dove la fece onorevolmente seppellire. A questa grande sventura si aggiunsero disappunti domestici, che lo tennero molto agitato. Risolse perciò di tornarsene subito a Parigi, giurando che mai più avrebbe riveduta Giulianova, dove era tanto amato e stimato da tutti, perché tutti erano orgogliosi di lui; e fino alla morte sua, con ostinata fermezza, mantenne il giuramento!
Nel 1886 recossi a Roma per un concerto, e suonò meravigliosamente una serenata di Bach con Sgambati, che egli aveva definito robustissimo artista e compositore esimio: scolaro di Listz, ne assimilò la completa educazione musicale, specialmente classico-tedesca, sia nel comporre che nel suonare il piano, dispregiando la nostra musica. Con lui una sera prese parte ad uno de' famosi quartetti di S. M. la Regina Margherita, innanzi alla quale dette prova del suo valore nel violoncello, e fu acclamatissimo. I giornali del tempo ed i critici più illustri gli tributarono vivissime lodi. La Regina si mostrò con Braga gentilissima e buona, e gli fece l'onore di cantare, accompagnata dal violoncello e dal piano, la Leggenda Valacca: donò a Braga il suo ritratto con dedica autografa assai affettuosa e lusinghiera, ed un bellissimo anello con ricca gemma, che regalò al piccolo suo pronipote Gaetano, figliuolo alla nipote Elisa, amico mio carissimo, oggi valoroso professore e pregiatissimo cultore di studi filosofici, di cui ha dato larghe prove con poderosi lavori, assai bene accolti dai dotti e dalla critica. Trovandosi a Roma, vi visse in grande familiarità con quelli che formavano il famoso cenacolo del Fracassa, e specialmente con gli Abruzzesi illustri: Michetti, d'Annunzio e Scarfoglio. (27)
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Di Eduardo Scarfoglio, che con d'Annunzio, Michetti, Tosti, e Barbella formano,
insieme a Braga, il vanto e l'onore de' nostri Abruzzi, Egli parla con grande affetto
nelle sue Memorie e lo ricorda con deferente stima, come uno de' più
poderosi e brillanti ingegni, fornito di vasta e profonda cultura.
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