E tutti dell'orchestra, all'impiedi, suonarono la sinfonia del Guglielmo Tell, come da noi si suonerebbe la marcia Reale. A questo successe un gran silenzio; l'Imperatore aveva mandato un suo aiutante a pregare Rossini di recarsi nel suo palco. Rossini nell'entrare vide l'Imperatrice alzarsi e Napoleone dirgli con la sua forte voce di basso: 'Monsieur Rossini, faites-nous le plaisir de vous asseoir', indicandogli la sedia che l'Imperatrice aveva abbandonata. Rossini protestava energicamente, ma l'Imperatore, accentuando di più le parole, perché tutta la sala udisse: 'Je vous prie, asseyez-vous; nous sommes entre souverains!' Tanto che tutti gridarono: Vive l'Empereur!”.
“Col Re D. Luigi di Portogallo corsero aneddoti, anche più curiosi. Don Ferdinando Re, padre di D. Luigi, era un appassionato di musica; fu allievo di canto di Rossini e sempre ne parlava con grande stima. D. Luigi era anche lui cultore della musica e suonava il violoncello, il contro-basso, il corno, la tromba, il pianoforte; cantava, e, come spesso succede, volendo far troppo, era mediocre in tutto. Nel 1867 D. Luigi si recò a Parigi per l'Esposizione universale e suo padre gli dette una lettera di raccomandazione per Rossini: questi non conosceva ancora il giovane Re. Il Ministro di Portogallo, che frequentava la casa di Rossini, andò un giorno ad annunziargli che era venuto a Parigi un biondo giovane portoghese, latore di una lettera dell'ex Re Ferdinando; gli chiedeva che permettesse al giovane stesso di presentargliela. 'Con gran piacere: fate venire domani alle due quel giovane, che sempre godo quando Re Ferdinando mi scrive: quello che mi dispiace è che or son due anni mi mandò 12 bottiglie di vecchio vino di Oporto; ora le ho finite e S. M. si è dimenticata del suo antico maestro'. Lo stratagemma di fare lo incognito costò caro al Re D. Luigi.
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