Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     “Il mio antico amico abruzzese Vincenzo Bindi, con una sua affezionata lettera mi ha tentato perché, nell'anniversario della morte del suo caro figlio Enrico, mettessi in musica un Requiem. Quantunque mi senta incapace a comporre, pure la lettera di quel padre inconsolabile mi ha tanto intenerito, che domani, come Dio vorrà, comporrò alla meglio un coro di due voci di giovanette, soprani e contralti, che egli subito potrà udire, facendolo cantare dalle alunne dello Istituto femminile di Capua, da lui diretto. E' vero che non credo di far bene, ma per poco mi distrarrò, e son certo di far piacere a quel caro amico, che mi crede ancora capace di poter comporre qualche cosa di buono. Questo è certo, che ci metterò tutto il mio cuore, perché io e Bindi siamo due vecchi amici". Il Requiem, ispirato alla classica musica sacra e di carattere severo e solenne, mostra l'impronta del genio del suo Autore, che dava ancora vivide scintille, e fu l'ultima pagina musicale da lui scritta, che in questo volume fedelmente riproduco dal suo originale. (37) E segue:
     “Vincenzo Bindi come me è abruzzese e nacque, come me, a Giulianova. Letterato esimio, credo che ora diriga una Scuola a Capua. Meno vecchio di me, sempre mi dimostrò sincero affetto. Grande ammiratore del mio piccolo ingegno sin dalla sua gioventù, a Napoli, a Giulianova, e più tardi a Parigi, dove si recò per incarico del Governo italiano a compiere alcuni studi nella Biblioteca Nazionale di quella Città, venne sempre a vedermi e passammo insieme delle lunghe ore nella più grande ed affettuosa intimità. Ora, essendosi egli recato all'Esposizione di Milano, si è fatto dare da Tanuccio (il nipote suo prediletto) il mio indirizzo di Varenna e da Milano me lo vedo sbarcare a Varenna insieme al bello e simpatico suo figliuolo Alberto e venire a riabbracciare il suo vecchio amico. Queste commoventi scene si hanno solo dagli amici. E' vero che, essendo il mio amico Bindi padrone del vero sentimento artistico, s'interessa di me, che sempre cercai, nel mio piccolo, di essere sincero nell'arte. Mi duole che Vincenzo Bindi, il quale fece vari belli volumi sugli antichi monumenti Abruzzesi, sia più noto fuori che fra noi. Ma dice benissimo il mio amico Primo Levi: 'Se Cristoforo Colombo scoprì l'America, noi non abbiamo ancora scoperto l'Abruzzo!' Bindi mio, contentati di questo Giuliese che ti apprezza, ti stima e ti ama, come tutti gl'italiani dovrebbero fare".

(37) Dico l'ultima pagina musicale, che venne pubblicata. Egli però nelle sue Memorie ricorda di aver scritto a 78 anni una melodia Il Bacio del Nonno per violoncello ed organo, in occasione del matrimonio di Fanny Norsa: ma se veramente questa melodia fu scritta o piuttosto fu un suo desiderio non attuato, ignoro. E' certo che di questa composizione egli in prosieguo più non parla e di essa non si ha traccia alcuna.