Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Maggiore, anzi unanime consenso di critica e di pubblico ottenne Gaetano Braga come compositore di musica da camera, vocale e strumentale. Egli ebbe in apparenza umore gioviale e faceto, carattere vivacissimo, irrequieto, spirito sempre agile e pronto, pensiero sempre vigile, gaiezza rumorosa e spensierata, parola facile, colorita, condita di motti arguti e di barzellette gustosissime, animo buono e generoso, pieno di fiducia verso gli amici. Eppure, a chi lo ha conosciuto di persona o anche a chi semplicemente guarda uno dei suoi tanti ritratti, e, primo fra tutti, quello meraviglioso che gli fece Caterina Breslau, che ci ha resa l'anima di lui, appare ben diverso: quel suo notissimo, caratteristico sorriso, (45) quella innata bontà, che in ogni opera luminosamente si manifestava, quella esclamazione: Povero Braga, con cui soleva conchiudere ogni suo discorso, ci mostrano il fondo di quell'anima, e, scrutandovi ben dentro, vi troviamo una grande melanconia, una grande tristezza, una irrequieta scontentezza, una forzata, filosofica rassegnazione a' vari e così tumultuosi casi della sua vita.
     Egli atteggia il labbro al sorriso, ma il cuore vorrebbe piangere; egli si mostra allegro e spensierato, ma tristi pensieri e la preoccupazione dell'avvenire gli turbano l'anima! Ed a questa melanconia, a questa tristezza, a questo irrequieto e continuo desiderio di un bene, che si tenta con ogni sforzo raggiungere, di una felicità, alla quale si aspira e che non si può conseguire, sono improntate quasi tutte le sue melodie, vocali e strumentali. Perciò tutte vi penetrano dentro l'anima e ne ricercano le più ascose fibre, tutte vi commuovono e v'inumidiscono le ciglia di dolcissime lagrime.

(45) Fu avvertito anche da Renato Simoni, che scrisse: "L'uomo così allegro e rumoroso era capace di circondarsi l'anima di dolcissimi silenzi. Là dentro, tutto un incanto di sogni e una religione di arte. Là i canti fiorivano con una grazia tenue, con una tristezza delicata. Il mistero era sotto il suo riso. Forse quel riso era un'ebrezza vitale che aveva le radici nella melanconia, forse era il fuoco sacro, che dirompeva nel baccanale. Chissà ?"