Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Queste melodie, come scrisse Giulio Ricordi, si “distinguono per squisitezza d'idee e di fattura”; in esse, come aggiunse il compianto amico Contaldi, “vi è tale e tanto sentimento da commuovere fortemente; in esse, la frase piena ed affettuosa, che limpidamente rispecchia l'affettuosità elegiaca dell'autore”; in esse, aggiungo, una forma veramente e dignitosamente signorile. Vivranno finché dureranno negli animi il sentimento del bello, il gusto e l'ammirazione per le vere opere di arte e in ogni luogo ove l'arte stessa ha sacerdoti ed altari — l'Anello, il Rosario e la Ciarpa, le cui tre strofe sono caratterizzate da arte somma, l'Adieu a Varennes, Les trois bouquets de Marguerite, la Ricamatrice, che egli stesso chiama canzone bellissima, semplice, con un profumo d'italianità, ma che solo nelle ultime quattro battute risente del vecchio convenzionalismo; la Tempesta, l'Esule, l'Infinito, su parole di Leopardi; la Marcia funebre, che avrebbe dovuto essere suonata a' suoi funerali, ma che dedicò a sé stesso, perché alla fine ci è un grido dissonante, che, componendolo, credé che fosse di sua madre e perciò adorava quel pezzo; il Gran pianto, l'Addio a Suzon, Fuggiamo; ma sopratutto quella Leggenda Valacca, che esalta lo spirito di chi la sognò in un abbandono di giovinezza italica, e che rese popolare in tutto il mondo il nome di Gaetano Braga.
     Di questa melodia scrisse Incagliati: (46) "Che cosa sono e che cosa rappresentano le sue venti opere, le sue fantasie, i suoi inni? La dolce melodia si scioglie come in una ascensione radiosa su tutti i cicli delle anime innamorate e si disperde sotto tutte le finestre, dove sboccia una rosa e un idillio, e ripara tra le trine ed i ricci delle dame incipriate, nei salotti di oro fiammante e di lacca bianca. Io seguo il suon! ed egli seguì la sua melodia con accorata nostalgia, pensando ai giorni lieti della sua giovinezza...". E Renato Simoni lasciò maestrevolmente notato in un bello articolo, dopo la morte del maestro: (47) "Non c'è nulla di più strano di questo uomo, che passa come in un turbine di festa, di gridi, di salti, fatto di argento vivo, che lascia di sé musiche superstiti, dolenti, due lamenti di anime pallide, due pianti musicali, qualche cosa che trova nel fondo della comune melodia una stupenda cassa di risonanza: l'Anello, il Rosario e la Ciarpa e la Leggenda Valacca. Le due composizioni restano, e specialmente la seconda si è dilatata per il mondo intero; l'hanno cantata mille bocche, l'hanno amata mille giovinezze. Essa è oramai tutto il succo di quello spirito fuggitivo, tutto il fuoco di quella cenere.

(46) Musica e Musicisti Meridionali.

(47) Corriere della Sera an. 1907.