Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Altri hanno fatto più di Braga e meglio di Braga, ma quella cara musica è stata veramente rappresentativa di una quantità di sentimenti morbidi, di angosce inconsapevoli, languide. Essa fu l'atmosfera nella quale si mossero lente, bionde, stanche molte figure del nostro segreto. La sua poesia un po' facile, un po' malata, un po' romantica, trovò subito infiniti cuori aperti ad accoglierla". (48) Questa famosa Leggenda fu suonata un giorno dal celebre violinista Sivori, grande e fedele amico di Braga, innanzi a Garibaldi, e, per espresso desiderio del Dittatore, al quale tanto piacque, fu più volte ripetuta.
     Come suonatore di violoncello e concertista, Gaetano Braga toccò veramente la sommità e seppe destare il più vivo entusiasmo, non solo nelle grandi capitali del vecchio mondo: Napoli, Roma, Milano, Torino, Parigi, Londra, Vienna, Madrid, Lisbona, ma nel nuovo Continente, che, come si disse, due volte per intero percorse, meritandosi il nome, che gli rimase, di Re del violoncello. In questo istrumento, e nell'esercizio dell'arte, che lo governa, senza contrasto, ebbe pochi rivali. Nel superarne le difficoltà, Egli mosse da principii, che fedelmente seguì durante tutta la sua lunga carriera e che formarono il canone fondamentale a cui ispirò l'arte sua, spinto dalla irresistibile tendenza, che aveva da natura sortito. Già graziosamente raccontò come divenisse violoncellista, pur destinato allo studio del canto, per mettere a profitto la sua bella ed armoniosa voce di soprano; e questa inclinazione allo studio del violoncello gli apparve maggiormente manifesta una sera, che poté assistere, nel teatro del Fondo, ad un concerto del celebre violinista Bazzini.

(48) La Leggenda Valacca fu scritta a Varenna, come egli stesso racconta: “Credo”, son sue parole, “che di tutte le mie composizioni per teatro, per canto e per violoncello, non resterà che questa melodia, che mi fece versare qualche riconoscente lagrima, guardando dal balcone della mia camera in Varenna quella casetta, dove il 1861 uscirono dal mio cuore quelle note benedette; tanto che un amica mi scrisse: 'Siete a Varenna, la patria della Leggenda Valacca'.” Si consola apprendendo da Sivori l'impressione dolcissima prodotta in Garibaldi dalla sua melodia: “Almeno”, esclamò, “essa è servita a confortare per un istante la generosa anima del grandissimo Uomo!”