Pietro Terribili
Le Spoglie Mortali si debbono cremare o sotterrare?


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     Non occorre certo una mente fenomenale per riconoscere e ritenere il fatto universalmente accettato che l'inumazione non è di pericolo alla pubblica sanità. né può dirsi che in questo costume vi sia inganno, perché si tratta di una cosa spettante alla vita ed al benessere delle città, dei paesi e degl'individui tutti, per i quali i riguardi e le cure benché molte, continue ed universali, non sono mai state riputate troppe. Fuvvi è vero in Roma pagana ed in Costantinopoli cristiana, una legge per cui i cadaveri dovevano essere sepolti fuori di città; ma tal legge fu emanata non per ragione di pubblica salute, bensì perché le vie non fossero ingombre di sacre tombe, da non toccare. Ma se questi sono argomenti a priori, ai quali peraltro non sappiamo che potranno opporre i cremazionisti, andiamo innanzi; e serviamoci per ora di argomenti di induzione.
     Franco Mistrali, abbenchè miscredente, pur ci insegna che i primitivi cristiani riuniti a migliaia, in tempo di persecuzione per ben quattro secoli passarono i giorni e le notti nelle catacombe e quivi usarono seppellire i loro cari defunti, non aggiunge che pur vivendo essi in questi luoghi chiusi e di poca luce, abbiano mai temuto alcun danno derivasse a la loro sanità per la sepoltura dei cadaveri, o che siasi per questo fra quegli intrepidi, quivi rifugiati, sviluppata alcuna epidemia.
     Gli ordini frateschi presero la costumanza di seppellire i loro defunti nei chiostri, e giunsero perfino, come pure alcune confraternite, a servirsi degli scheletri e delle ossa dei loro morti per farne ornamenti a santuarii: osservavasi ciò in Roma nel convento della Concezione dei Cappuccini, al tritone, ed osservasi tuttora nella chiesa sotterranea della Buonamorte in via Giulia, ed in molti altri luoghi ancora, senza che perciò siasi mai discoperta alcuna causa d'infezione. Alla custodia dei frati sono affidati molti moderni cimiteri i cui chiostri nei secoli scorsi offrivano il riposo a migliaia di trapassati; e detti frati possono testificare che il cimitero presso cui son vissuti e vivono, non ha cagionato loro alcun male, come nessun male sia derivato mai loro per l'acqua attinta non guari lontana e per l'aria aleggiante nelle tombe, che essi hanno respirata e che ne respirano tuttavia. Lo stesso può dirsi degli scavatori e ripulitori di fosse, dei necrofori, dei medici, dei cappellani, tutti addetti al servizio dei cimiteri; anzi lo stesso Gorini ammette la salute invidiabile di qualche cappellano e di qualche becchino. Ed il Bianchetti, nota che il sacerdote D. Patuass, da lui conosciuto, fu per oltre 30 anni cappellano al massimo cimitero di Torino, e godette fino alla più tarda età una eccellente salute, quantunque avesse abitato entro il cimitero.