Riguardo all'accusa dei sali azotati, tutti gli equivoci cadono da sé. Nel terreno di Parigi e vicinanze esistono grandi masse di gesso cioè di calce solfatata; orbene è naturale che le acque lambendole, ne portino seco dei detriti, ed ecco la causa dell'insalubrità di quei pozzi. Inoltre l'acqua dei noti pozzi conteneva 103 grammi di azoto (secondo lo stesso Belgrand) per metro cubo, mentre l'acqua della fogna di Asnières non ne avea che 43. Differenza enorme! Ma un metro cubo di brodo contiene una quantità di azoto con ben altra differenza. Ora chi farà credere che una tazza di brodo sia più nociva che una di acqua attinta in una fogna? Eppure la conseguenza dell'inquinamento dei pozzi per i sali azotati, sarebbe questa.
Conviene dunque distinguere azoto da azoto; cioè l'azoto necessario alla nutrizione e l'azoto innocuo della respirazione, dall'azoto medicinale, dall'azoto venefico sotto forma del terribile acido prussico, dall'azoto che in forma di miasmi può innestarvi una malattia mortale. Orbene tutte queste necessariissime distinzioni il Belgrand non le ha fatte. Come parimenti erra nell'attribuire all'azione dei detriti organici e materiali, le sorgenti solforose che si trovano in Parigi. Giacché come si spiega allora quella della via Demours, dove non esiste neppur in prossimità, alcun cimitero? Invece la loro ragione è riposta nei depositi di legnite, in cui le vene sotterranee hanno il loro corso; da questi si svolge l'acido carbonico, come da tutte le materie organiche e vegetali, e al contatto delle acque cariche di solfato di calce, avendo fatto precipitare il carbonato di calce, sviluppa l'idrogene solforato. Che han da fare dunque i cimiteri con queste sorgenti solforose?
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