E che dire poi del tremendo colpo che i forni darebbero alle belle arti, sottraendo alla pittura, alla scultura, all'architettura tanti mezzi e tante occasioni di prodursi?... Entriamo in un cimitero anche di una piccola città; cento, mille monumenti ci parlano agli occhi, al cuore, alla mente, e ci ricordano le sublimi glorie degli artisti italiani e di altre nazioni ancora. Ebbene i moderni cremazionisti tarpono coi loro spaventosi forni, le ali del genio, e gli gridano: Basta.
Ma saremmo proclivi ad inchinarci, se la cremazione rispondesse a quella benedetta economia colla quale i poveri viventi di oggidì, specialmente nelle continue crisi, risentono tutte le miserie della vita. Neppure per sogno. La cremazione è antieconomica. Giacché, sebbene i cremazionisti affermino che quando sarà risoluto il problema degli apparati economici, costerà assai meno il bruciamento che l'interramento, noi prima di aggiustare loro fede, aspetteremo di conoscere la soluzione di un tal problema (e s'intenderà che per un pezzo l'avranno a far con voglia), ma frattanto è certo che per ora la cremazione costa moltissimo. Infatti per avere le ceneri con i mezzi crematorii in uso, si richieggono dei grandi vasi (o aperti o chiusi che siano, poco importa) riscaldati al rosso bianco, e con complicati congegni elettrici; e ciò porta con sé molto tempo, quantità considerevole di combustibile, oltre la mano d'opera ed altre spese.
Invece per l'inomazione uno scavo di sette palmi più o meno, quattro palate della stessa terra, e all'uopo un po' di sublimato corrosivo all'1 per cento entro la cassa per ogni buon fine, ecco tutto. Quindi a buon diritto e con fondata ragione giudichiamo la cremazione antieconomica e per conseguenza antidemocratica, e perciò assolutamente l'abboniamo. Le parole sante sulla bocca del Gran Maestro Divino: tutti siete eguali dinanzi a me, sono del tutto vane sulla bocca dei contradditori e nemici di esso, sono un controsenso, una menzogna, un oltraggio all'onorata miseria; sul forno entro cui il ricco è libero di far cremare o di farsi cremare, mentre il deseredato ne deve fare a meno per i mezzi. Dinanzi al cadavere deve sparire ogni parzialità, perché la morte picchia egualmente alle soglie dei re ed alle capanne dei poveri. Soggiungono i nostri avversarii: ma allora dovrebbero sparire anche le differenze che passano tra sepolcro e sepolcro, mentre invece scorgiamo la disuguaglianza nei cimiteri. Purtroppo, rispondiamo, la mania della munificenza circa i tumuli, è giunta a tale eccesso che ormai, di essi, può dirsi quello che si dice proverbialmente delle epigrafi sepolcrali: Bugiardo come una lapide mortuaria. Ma in ciò facciasi pur ragione del censo, delle ambizioni di stirpe, dei meriti dell'estinto, dei vincoli di affetto o di stima che lega i superstiti al defunto.
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