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La scienza che vediamo minacciata contro l'interesse della giustizia, è quella che risulta dalle leggi e della medicina, che alcuni chiamano antropologia forense ed altri medicina legale. Questa, benché sia di antica origine, pure dopo l'introduzione della filosofia del diritto nello studio della legislazione, ha tanto progredito a profitto della umanità, quanto la sua sorella, la medicina clinica per lo svolgimento delle scienze affini. Per tal progresso si è resa benemerita della società per i grandi beneficii che da essa questa ha ricevuti. Orbene, eccola questa benefattrice cui si vuol togliere la possibilità di fare il bene, eccola sorgere, dice il Besi, tremenda, inesorabile, conquidente, minacciante contro tutte le teorie che sostengono la cremazione. Infatti questa, soggiunge il Bianchetti, sottrarrebbe alla giustizia penale i mezzi più acconci per scoprire alcuni reati, ed accertarsi dei medesimi. Quante volte in grazia di un'esumazione, un assassino insospettato, gaudente della sostanza di una povera vittima, fu riconosciuto colpevole e condannato? E quante volte invece un innocente già condannato, potè, grazie alle esperienze sui cadaveri abbandonare quei ferri che lo avrebbero disonoratamente accompagnato forse alla tomba? L'esame di uno scheletro, la presenza di un veleno, lo studio delle combinazioni chimiche hanno in molti e moltissimi casi apportata la matematica certezza di un delitto, e svelata la causa ignorata della morte, Ebbene, prendete, abbruciate il cadavere, distruggete tutto, o moderni lapidatori della giustizia, e poi accertate, se vi basta l'anima, la ferita praticata su quel corpo, le battiture sofferte, il veleno propinato, anche dopo morte per simulare un reato, l'avvenuto strangolamento! Al contrario la scienza chiaramente c'insegna che il perito può trovare traccia di veleni, dieci, quindici, venti, ed anche molti anni dopo avvenuta la morte. |