Nell'anno memorabile del 1848 l'animo della poetessa educato dal de Martinis si apre alla gioia della vita libera sentendosi ispirato a nuovi soggetti permessi dalla forma rinnovata di governo. Con la fama che cresce di giorno in giorno la poetessa lascia Teramo in compagnia della madre nell'agosto 1850 per Aquila e Sulmona, quindi si porta a Napoli dove con le accademie di poesia estemporanea la poetessa abruzzese divenne popolare (in questa sola città tenne ben 27 accademie); segue il giro della Sicilia.
Nell'aprile del 1857 si muove per Roma, preceduta dalla sua fama e accolta con festa non solo dal popolo ma anche dall'aristocrazia, fino alla Regina di Spagna Maria Cristina, fino a Pio Nono. Nell'estate giunge a Perugia dove vi pone stanza per tre anni. Firenze, Siena, Pisa, Livorno, Pistoia, Lucca, Bologna sono le città che la vedono peregrinare nelle sue improvvisazioni. In quest'ultima città tra il 1858 e 1859 incontrò anche molestie da quel legato pontificio, ma in compenso dalla cittadinanza ebbe anche un busto di marmo nel pubblico teatro bolognese. La poetessa non interrompe le sue peregrinazioni: Milano, Ferrara, ancora Milano, Napoli, Torino la vedono sicura protagonista.
A Milano, dove si reca intorno al 1860, frequenta il salotto della contessa Clara Maffei che raccoglie l'ambiente aristocratico, politico e letterario della città meneghina. Alla Maffei sarà legata da profonda amicizia. E' proprio nell'ambiente dei salotti culturali dell'ottocento. che la accolgono nella sua continua peregrinazione, che si esplica una parte considerevole dell'attività poetica della Milli e ne decreta la definitiva consacrazione nazionale. Diffusi in tutto il territorio nazionale i salotti rappresentavano un naturale luogo di ritrovo negli ambienti aristocratici, che accoglievano politici, letterati e uomini di cultura. Oltre a costituire un momento di mondanità ed intrattenimento, le conversazioni dei salotti, che facevano riferimento a nobildonne (la Maffei a Milano, Emilia Peruzzi a Firenze, per esempio) contribuivano ad alimentare il clima culturale dell'epoca.
Da Genova nel settembre 1863, dopo ben 14 anni, fece ritorno a Teramo, ospite gradita del senatore Irelli, e vi fu accolta con tanta festa e pompa che poche uguale ne vide la sua città natale. Un mese dopo, il 17 ottobre, vi tenne un accademia e improvvisò poesie. Al 21 ottobre la poetessa, inaugurandosi in una sala del Collegio il busto di Melchiorre Delfico, opera giovanile del Pagliaccetti e dono del cittadino egregio senatore Irelli, pagò il suo tributo al 'gran sofo d'Interamnia' con ottave ricche di ricordanze calde d'affetto e si chiamò felice che tanto potesse fare in patria libera rivolgendo alla sua terra le soavi parole. Partì il 3 novembre e non rivide mai più la sua terra. Partì alla volta di Ancona, quindi andò a Napoli dove stette fino al 1867; nel quale anno partì per le provincie venete tornate all'unità della patria. Concludendo il suo peregrinare poetico, colma di applausi e di allori, pose sua stanza a Firenze nel 1867 e ve la tenne fino al 1872.
La faticosa ed errabonda attività di improvvisatrice poetica della Milli si chiude quindi nel 1867, con la decisione di stabilirsi a Firenze, e di condurre una esistenza più tranquilla, insieme alla madre Regina che ha condiviso con la figlia prediletta venti anni di peregrinazione, artistica e patriottica allo stesso tempo. A Firenze rimane fino al 1872, quando si trasferisce a Roma in occasione della nuova attività nel campo della scuola e dell'educazione.
La sua casa a Firenze accolse non solo i primi artisti e letterati, ma anche i più eminenti uomini di Stato. La parola calda e fiorita dell'arte si avvicendava a quella misurata e parca della scienza e spesso della politica; e in mezzo a loro la voce della Milli portava quella vita e quei legami di colleganza, che il suo cuore di poetessa e la sua mente ricca di varia e profonda cultura potevano alimentarvi con sommo piacere di tutti.
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