Non è conosciuta quanto merita la vita della Giannina entro i penetrali della famiglia, e le sue rare doti di donna abruzzese sono lasciate in ombra per il dono sovrano dell'estro improvviso. Per comprendere appieno i sensi mesti della Milli bisogna riandare i primi anni del suo vivere. E qui con piacere aggiungiamo una pagina della vita della Milli, consacrandola a sua madre, come l'abbiamo raccolta dalla bocca dei nostri cittadini che coetanei delle due donne ne serbano viva ricordanza. Regina Rossi in Milli
La prima scuola alla Giannina la diede la madre, la quale la crebbe a grandi speranze, ad ideali che alla comune dei suoi cittadini sembravano follia. Regina sentiva per sè e pei suoi numerosi figli bisogno del pane, e pure ella, sospinta da forza arcana inanimiva la figliuola ai versi, e non all'ago nè alla spola. Spesso insieme al pane portava con gioia alla figliuola un nuovo libro. Questa madre fu la vera immagine della costanza, e per un quarto di secolo sfidò l'avversa sorte, pure di maturare i suoi disegni. Ella perdeva nel 1824 la primogenita Maria di pochi mesi. Nel '41 pianse l'altra figliuola Luigia di 14 anni, fior di bellezza. Nello stesso anno la Regina riapre il cuore al lutto del figlioletto Luigi; e poi innanzi nella via del pianto fino a perdere nel 1855 entro otto giorni due figli, Enrico ed Adelaide. Dei dodici figli, a sei chiuse gli occhi, mentre doveva lottare ancora tutti i giorni a cacciare dalla casa lo spettro della miseria. Senza lo stimolo della madre la Giannina non rivelava il suo genio, la quale o per vergogna, o per dubbio, o per l'uno o per l'altro insieme non voleva far vedere le prime poesie scritte.
A che si deve la nota mesta delle poesie e meditate e improvvisate della Milli? Oltre che questa nota le venne da natura, pure l'echeggiò nell'animo per la serie dei casi infelici. Uscendo dalla famiglia troviamo altra ragione della nota mesta della poetessa, ed è riposta nello stato allora miserevole della patria. La Milli nelle sue letture assidue del Tasso, del Parini, del Monti, del Leopardi, di Dante e di tanti altri aveva appreso ad amare una patria grande, potente e gloriosa; in quella vece la vedeva in bel altro stato ridotta e se ne addolorava. Questo dolore per la infelicità della patria aggiunto all'altro nascente dalla famiglia la straziava tanto ch'ella non potendo giovare nè all'una nè all'altra si struggeva di dolore e spesso dava in pianto. Così vivendo a lungo si sarebbe perduta, se la madre non avesse trovato modo di confortarla conducendola per le terre d'Abruzzo ad improvvisarvi. Si ricorda che tenne accademie in diversi tempi a Lanciano, a Vasto ad Atri, a Penne, a Castiglione a Casauria, a Chieti, a Sulmona e ad Aquila. |