NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La donna allora comprendendo ottimamente come il fatto stava, disse alla fante ciò che dal medico udito avea, e pregolla che allo scampo di Ruggieri dovesse dare aiuto, sì come colei che, volendo, ad una ora poteva Ruggieri scampare e servar l'onor di lei.
     La fante disse: - Madonna, insegnatemi come, e io farò volentieri ogni cosa.
     La donna, sì come colei alla quale istrignevano i cintolini, con subito consiglio avendo avvisato ciò che da fare era, ordinatamente di quello la fante informò.
     La quale primieramente se n'andò al medico, e piagnendo gli 'ncominciò a dire: - Messere, a me conviene domandarvi perdono d'un gran fallo, il quale verso di voi ho commesso.
     Disse il maestro: - E di che?
     E la fante, non restando di lagrimar, disse: - Messere, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piacendogli io, tra per paura e per amore mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non ci eravate, tanto mi lusingò che io in casa vostra nella mia camera a dormire meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere, e la guastada riposi donde levata l'avea; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto. E certo io confesso che io feci male; ma chi è colui che alcuna volta mal non faccia? Io ne son molto dolente d'averlo fatto: non pertanto, per questo e per quello che poi ne seguì, Ruggieri n' è per perdere la persona, per che io quanto più posso vi priego che voi mi perdoniate e mi diate licenzia che io vada ad aiutare, in quello che per me si potrà, Ruggieri.


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