NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Disse la donna: - Come può questo essere?
     Disse messer Lizio: - Tu il vedrai se tu vien tosto.
     La donna, affrettatasi di vestire, chetamente seguitò messer Lizio; e giunti amenduni al letto e levata la sergia, poté manifestamente vedere madonna Giacomina come la figliuola vesse preso e tenesse l'usignuolo il quale ella tanto disiderava d'udir cantare.
     Di che la donna, tenendosi forte di Ricciardo ingannata, volle gridare e dirgli villania, ma messer Lizio le disse: - Donna, guarda che per quanto tu hai caro il mio amore tu non facci motto. che in verità. poscia che ella l'ha preso, egli sì sarà suo. Ricciardo è gentile uomo e ricco giovane; noi non possiamo aver di lui altro che buon parentado: se egli si vorrà a buon concio da me partire, egli converrà che primieramente la sposi, sì ch'egli si troverrà aver messo l'usignuolo nella gabbia sua e non nell'altrui. - Di che la donna racconsolata, veggendo il marito non esser turbato di questo fatto, e considerando che la figliuola aveva avuta la buona notte ed erasi ben riposata e aveva l'usignuolo preso, si tacque.

     Né guarì dopo queste parole stettero, che Ricicardo si svegliò; e veggendo che il giorno era chiaro, si tenne morto, e chiamò la Caterina, dicendo: - Oimè, anima mia, come faremo, che il giorno è venuto e hammi qui colto?
     Alle quali parole messer Lizio, venuto oltre e levata la sargia, rispose: - Farete bene.
     Quando Ricciardo il vide, parve che gli fosse il cuor del corpo strappato; e levatosi a sedere in sul letto, disse: - Signor mio, io vi cheggio mercé per Dio. Io conosco, sì come disleale e malvagio uomo, aver meritato morte, e per ciò fate di me quello che più vi piace: ben vi priego io, se esser può, che voi abbiate della mia vita mercé e che io non muoia.


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