NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Pietro s'avvide che le parole non erano per venir meno in tutta notte; per che, come colui che poco di lei si curava, disse: - Or non più, donna; di questo ti contenterò io bene; farai tu gran cortesia di far che noi abbiamo da cena qualche cosa, ché mi pare che questo garzone altressì, ben com'io, non abbia ancor cenato.
     - Certo no - disse la donna - che egli non ha ancor cenato; ché quando tu nella tua mala ora venisti, ci ponavam noi a tavola per cenare.
     - Or va dunque - disse Pietro - fa che noi ceniamo, e appresso io disporrò di questa cosa in guisa che tu non t'avrai che ramaricare.
     La donna levata su, udendo il marito contento, prestamente fatta rimetter la tavola, fece venir la cena la quale apparecchiata avea, e insieme col suo cattivo marito e col giovane lietamente cenò. Dopo la cena, quello che Pietro si divisasse a sodisfacimento di tutti e tre, m'è uscito di mente; so io ben cotanto, che la mattina vegnente infino in su la Piazza fu il giovane, non assai certo qual più stato si fosse la notte o moglie o marito, accompagnato. Per che così vi vo' dire, donne mie care, che chi te la fa, fagliele; e se tu non puoi, tienloti a mente fin che tu possa, acciò che quale asin dà in parete tal riceva.

     Giornata quinta. Novella X



     CISTI FORNAIO
     Cisti fornaio con una sola parola fa ravvedere messer Geri Spina d'una sua trascurata domanda.

     D
     ICO adunque che, avendo Bonifazio papa, appo il quale messer Geri Spina fu in grandissimo. stato, mandati in Firenze certi suoi nobili ambasciatori per certe sue gran bisogne, essendo essi in casa di messer Geri smontati, ed egli con loro insieme i fatti del Papa trattando, avvenne che, che se ne fosse la cagione, messer Geri con questi ambasciatori del Papa tutti a piè quasi ogni mattina davanti a Santa Maria Ughi passavano, dove Cisti fornaio il suo forno aveva e personalmente la sua arte eserceva. Al quale quantunque la fortuna arte assai umile data avesse, tanto in quella gli era stata benigna, che egli era ricchissimo divenuto, e senza volerla mai per alcuna altra abbandonare, splendidissimamente vivea, avendo tra l'altre sue buone cose sempre i migliori vini bianchi e vermigli che in Firenze si trovassero o nel contado. Il qual, veggendo ogni mattina davanti all'uscio suo passar messer Geri e gli ambasciatori del Papa, ed essendo il caldo grande, s'avvisò che gran cortesia sarebbe il dar lor bere del suo buon vino bianco; ma avendo riguardo alla sua condizione e a quella di messer Geri, non gli pareva onesta cosa il presummere d'invitarlo, ma pensossi di tener modo il quale inducesse messer Geri medesimo ad invitarsi. E avendo un farsetto bianchissimo indosso e un grembiale di bucato innanzi sempre, lì quali più tosto mugnaio che fornaio il dimostravano, ogni mattina in su l'ora ch'egli avvisava che messer Geri con gli ambasciadori dovesser passare, si faceva davanti all'uscio suo recare una secchia nuova e stagnata d'acqua fresca e un piccolo orcioletto bolognese nuovo del suo buon vin bianco e due bicchieri che parevan d'ariento, sì eran chiari e a seder postosi, come essi passavano, ed egli, poi che una volta o due spurgato s'era, cominciava a ben sì saporitamente questo suo vino, che egli n'avrebbe fatto venir voglia a' morti.


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