Uno cittadino, che era ito per lo esecutore, il quale era ricoverato, dice a un suo spenditore: - O che fa l'esecutore? dorm'elli?
Costui rispose: - Quando questo romore cominciò, io vidi che si armava, e dappoi non l'ho mai veduto.
Risponde il cittadino: - E' sarà ricoverato in qualche cesso; egli ha fatto un bello onore a sé, e a me che andai per lui; hanno fatto così gli altri rettori?
E così dicendo, andarono nel suo palagio, e domandando il cittadino dello esecutore, ciascuno si stringea nelle spalle, e non si trovava. Alla per fine un suo più fidato, che sapea dove era fuggito, andò alla camera, dov'era sotto il letto, e dice: - Jateci fori, non è cavelle.
Costui esce fuori tutto pieno di paglia e di ragnateli; e uscito un poco nella sala, si scontra nel cittadino, al quale disse il cittadino: - Doh, messer l'esecutore, donde venite voi? che onore v'è questo a non essere uscito fuori oggi?
E quelli dicea: - Egli è tanto che non ci armai, che nulla armatura ci ho trovata bona, e la guardancanna più d'un'ora m'ha tenuto, che eran guasti li fibbiali a potercela mettere, ancora non è acconcia: ma pàrciti, amico mio, che ancora vada in piazza?
- Andate il più tosto che potete.
- Va' truovaci il cavallo, e jamoci; - e mettesi una barbuta, che della farsata uscirono, com'e' la prese, una nidiata di topi.
Quando lo esecutore vide questo, si cominciò a segnare, tirandosi a drieto, dicendo: - Per Dio, questo c'è lo dì oziaco.
E volgesi a uno famiglie, e dice: - Dove ci ponesti questa barbuta, che t'affranga Cristo e la Madre?
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