NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E, facto questo dì poco, ecco venire il cavaliero del podestà cum tutti li sbirri de la corte; el quale, pichiato l'usso e quello apertoli, come era ordinato, entrò in casa, e, salito la scala, giunse in sala; dove trovati li scolari chi cum la mano sotto la guanza, chi suspirando, chi dritto cum le mane avinchiate per doglia e chi gridando e dicendo: - Oimè! fratello mio! - maravigliandose grandemente de ciò e temendo de qualche sinistro accidente, dimandò che avesseno. A cui respose maestro Michele: - Oimè! ch'el c'è uno mio fratello amalato de pestilenzia in quella camera! - Il che audendo el cavaliero, subito pose il capo dentro a l'uscio de la camera per chiarirsene, e, vedendo a mano sinistra il prete misser Antonio, cum uno libro in mano e una candela accesa, che signava il porco, spaventato, incontinente dette volta indrieto e uscitte senza comiato de la casa. E, tornato al podestà, tutto affannato e apena potendo parlare, disse: - O missere, dove me avete voi mandato? - Come? - respose el podestà. - Sì - dixe el cavaliero; - voi me aveti mandato in luoco dove ho trovato un che segna uno amalato de pestilenzia, fratello de uno de quilli scolari, li quali tutti piangono e se ramaricano. - Il podestà, sentendo così e già tutto spaventato divenuto, furiosamente caciò via el cavaliero e li birri; e comandolli, per quanto tenevano cara la vita loro, non dovesseno venire dove lui fusse.

     In questo mezo, il prete misser Antonio, avendo sentito lo cavaliero fugir pieno di paura cum li sbirri, se vestitte, lassando li scolari smisuratamente ridere, perché aveano facto molto meglio non li era imposto, e andò presto al podestà per contarli questa piacevolezza, acciò non facesse a loro danno qualche provisione per relazione de lo impaurito cavaliero. E, trovato il podestà, il quale era già mosso per andare da la Signoria a narrarli el caso, per farli providimento per salute de la cità, gli dixe intieramente la cosa dal principio a la fine. Di che avendone Sua Magnificenzia singular piacere, e tanto più quanto intese non esser morbo, dixe queste parole: - O scolari, gente del diavolo, credo non sia malizia alcuna che non sapiate; e sciagurato colui che in le vostre reti incapa! - Ed, essendo già presso al palazo de li Signori, deliberò, pieno di festa, trovarli e a contare alle Loro Signorie, questa dolce facezia. Li quali, audendola cum suo grandissimo piacere e riso, volseno che questi scolari gliela contasseno; e cussì feceno. Li quali, doppo le molte risa confortando li scolari a restituire il porco, e a loro non piacendo el verso, resposeno che le Sue Signorie non li strengessono a la restituzione, cum ciò fusse sarebbe segno non cognoscessono li omini docti: ché se costui non fusse ignorante, senza estimare la virtù degli omini da bene, non avrebbono per questa piacevole via ardito de giuntarlo. E li Signori, non parendoli sforzare, per il loro recevuto piacere, li scolari, de novo, come iusti e degni rectori, recapitularono che per ogni modo il porco se restituisse. Il che recusando li scolari cum loro piacevole rasone non voler fare, alfine la cosa fu avuta in tanto solazzo, ch'el porco non fu restituito. Il quale, in compagnia d'alcuni altri scolari, cum buono sapore e vino dolce, a laude del medico Portantino, piacevolmente mangiarono.


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