Non fabricata mai per arte umana.
Questa fontana tutta è lavorata
De un alabastro candido e polito,
E d'òr si riccamente era adornata,
Che rendea lume nel prato fiorito.
Merlin fu quel che l'ebbe edificata,
Perché Tristano, il cavalliero ardito,
Bevendo a quella lasci la regina,
Che fu cagione al fin di sua ruina.
Tristano isventurato, per sciagura
A quella fonte mai non è arivato,
Benché più volte andasse alla ventura,
E quel paese tutto abbia cercato.
Questa fontana avea cotal natura,
Che ciascun cavalliero inamorato,
Bevendo a quella, amor da sé cacciava,
Avendo in odio quella che egli amava.
Era il sole alto e il giorno molto caldo,
Quando fu giunto alla fiorita riva
Pien di sudore il principe Ranaldo;
Et invitato da quell'acqua viva
Del suo Baiardo dismonta di saldo,
E de sete e de amor tutto se priva;
Perché, bevendo quel freddo liquore,
Cangiosse tutto l'amoroso core.
E seco stesso pensa la viltade
Che sia a seguire una cosa si vana;
Né aprezia tanto più quella beltade,
Ch'egli estimava prima più che umana,
Anci del tutto del pensier li cade;
Tanto è la forza de quella acqua strana!
E tanto nel voler se tramutava,
Che già del tutto Angelica odiava.
Fuor della selva con la mente altiera
Ritorna quel guerrer senza paura.
Così pensoso, gionse a una riviera
De un'acqua viva, cristallina e pura.
Tutti li fior che mostra primavera,
Avea quivi depinto la natura;
E faceano ombra sopra a quella riva
Un faggio, un pino et una verde oliva.
Questa era la rivera dello Amore.
Già non avea Merlin questa incantata;
Ma per la sua natura quel liquore
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