Ascoso fuor dell'orto l'ha portato,
Portollo in boco ov'era ben securo.
Da poi provvide esser disubbligato
Dal suo padron, che gli era tanto durol
E tanto seppe suo' ingegni operare
Rimase liber con suo bel parlare.
Vedendosi esser liber tuttavia
Da mercadante fe' far vestimenti,
E comperò una marcatanzia
Per portar via tutti li suoi talenti.
Di tarantelli gran compra facia,
Che nessun si accorgesse per nienti.
Quindici botti n'ebbe comperati,
E con essi i talenti mescolati.
Trovò una barca per voler passare
Alla volta d'Ancona con buon vento,
E la sua mercanzia fe' imbarcare
La sera co' allegrezza e buon talento;
E lui rimase in la terra albergare
Per la mattina andar lieto e contento.
Ma quando fumo serrate le porte
Levosse una fortuna aspra e forte;
Tanto terribil, che la barca in fretta
Si dipartì dal porto con furore;
Per mare andava da gran furia stretta,
I marinar stasiano con dolore.
Fortuna la portò in quell'isoletta
Dove Giulio era albergatore:
Il barcarolo con Giulio parlòe
E quella mercanzia a lui lasciòe.
E tutto il caso gli ebbe ricontato:
Che per fortuna si era dispartito
Se mai il patron vi fusse capitato,
Con contrassegni l'abbia restituito.
Il mercadante, quando fu schiarato
Il giorno, al mare subito fu gito.
Trovò la barca si era dispartita:
Nel cor par che gli desse una ferita.
Ma pur alquanto si fu consolato,
Che diecimila in casa ne servòe.
Un altro barcarolo ebbe trovato,
Subito in barca con buon vento intròe:
Quando nell'alto mar fu il sventurato
Un gran vento traverso si levòe:
La barca si percosse in uno scoglietto,
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