NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ascoso fuor dell'orto l'ha portato,
     Portollo in boco ov'era ben securo.
     Da poi provvide esser disubbligato
     Dal suo padron, che gli era tanto durol
     E tanto seppe suo' ingegni operare
     Rimase liber con suo bel parlare.

     Vedendosi esser liber tuttavia
     Da mercadante fe' far vestimenti,
     E comperò una marcatanzia
     Per portar via tutti li suoi talenti.
     Di tarantelli gran compra facia,
     Che nessun si accorgesse per nienti.
     Quindici botti n'ebbe comperati,
     E con essi i talenti mescolati.

     Trovò una barca per voler passare
     Alla volta d'Ancona con buon vento,
     E la sua mercanzia fe' imbarcare
     La sera co' allegrezza e buon talento;
     E lui rimase in la terra albergare
     Per la mattina andar lieto e contento.
     Ma quando fumo serrate le porte
     Levosse una fortuna aspra e forte;

     Tanto terribil, che la barca in fretta

     Si dipartì dal porto con furore;
     Per mare andava da gran furia stretta,
     I marinar stasiano con dolore.
     Fortuna la portò in quell'isoletta
     Dove Giulio era albergatore:
     Il barcarolo con Giulio parlòe
     E quella mercanzia a lui lasciòe.

     E tutto il caso gli ebbe ricontato:
     Che per fortuna si era dispartito
     Se mai il patron vi fusse capitato,
     Con contrassegni l'abbia restituito.
     Il mercadante, quando fu schiarato
     Il giorno, al mare subito fu gito.
     Trovò la barca si era dispartita:
     Nel cor par che gli desse una ferita.

     Ma pur alquanto si fu consolato,
     Che diecimila in casa ne servòe.
     Un altro barcarolo ebbe trovato,
     Subito in barca con buon vento intròe:
     Quando nell'alto mar fu il sventurato
     Un gran vento traverso si levòe:
     La barca si percosse in uno scoglietto,


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