NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Da Le Novelle, Parte quarta, novella XVI)



     GIAN FRANCESCO STRAPAROLA

     L' ESPERIENZA DI SALARDO
     Salardo, figliuolo di Rainaldo Scaglia, si parte da Genova, e va a Monferrato, dove fa contra tre comandamenti dei padre lasciatili per testamento, e condannato a morte vien liberato ed alla propia patria ritorna.

     D
     icovi adunque, graziose donne, che in Genova, città antiquissima, e forse così dilettevole, o più, come ne sia alcun'altra, fu, non è gran tempo, un gentiluomo, Rainaldo Scaglia per nome chiamato, uomo nel vero non meno abondevole de' beni della fortuna che di quelli dell'animo. Egli, essendo ricco e dotto, aveva uno figliuolo nominato Salardo, il quale amando il padre oltre ogni cosa, lo ammaestrava ed accostumava, come dee fare un buono e benigno padre, né li lasciava mancare cosa che il fusse di utile, onore e gloria. Avenne che Rainaldo, essendo già pervenuto alla vecchiezza, gravemente s'infermò, e vedendo esser giunto il termine della vita sua, chiamò un notaio, e fece il suo testamento, nel quale instituì Salardo suo universal erede; dopo pregollo, come buon padre, che egli volesse tenere a memoria tre precetti né mai scostarsi da quelli. De' quai il primo fu che, per l'amor grande ch'egli alla moglie portasse, secreto alcuno mai non le palesasse. L'altro, che per maniera alcuna figliuolo da sé non generato non allevasse come suo figliuolo ed erede de' suoi beni. Il terzo, che non si sottoponesse a signore che per la sua testa sola lo suo stato reggesse. Questo detto e datali la benedizione, rivolse la faccia al pariete, e per spazio di un quarto d'ora spirò.


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