NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Deleggiando adunque Salardo tra sé stesso in tal maniera i saggi e ben regolati comandamenti paterni, deliberossi di contravenire al terzo. Onde uscito di camera e sceso giù delle scale, senza mettervi indugio alcuno, se ne andò al palagio del Marchese, ed appressatosi ad una stanga dove erano molti falconi, ne prese uno che era il migliore ed al marchese più caro, e senza che egli fusse da alcuno veduto, via lo portò; e chetamente andatosene a casa di uno suo amico, nominato Fransoe, glielo appresentò, pregandolo, per lo amore grande che era tra loro, custodire lo dovesse fino a tanto che egli intendesse il voler suo; e ritornatosene a casa, prese uno de' suoi, e secretamente, senza che alcuno lo vedesse, lo uccise, e portollo alla moglie, così dicendole: - Teodora, moglie mia diletta, io, come tu puoi ben sapere, non posso con questo nostro marchese aver mai pur un'ora di riposo, perciò che egli ora cacciando, ora uccellando, ora armeggiando ed ora facendo altre cose, mi tiene in sì continovo essercizio, che io non so alle volte se io sia morto o vivo. Ma per rimuoverlo dallo andare tutto il dì alla caccia, io gli ho fatto una beffa, che egli si vedrà poco contento, e forse egli per alquanti giorni riposerà, lasciandone ancor noi altri posare. - A cui disse la moglie: - E che gli avete fatto voi? - A cui rispose Salardo: - Io gli ho ucciso lo miglior falcone e lo più caro che egli abbia, e penso, quando egli non lo trovi, quasi da rabbia non moia. - Ed apertisi li drappi dinanzi, cavò fuori il falcone ucciso e diello alla moglie, imponendole che lo facesse cucinare, ché a cena per amor del marchese lo mangerebbe. La moglie, udendo le parole del marito e vedendo il falcone ucciso, molto si ramaricò, e voltatasi contra lui, lo cominciò rimproverare, caricandolo fortemente dello errore commesso. - Io non so come voi avete mai potuto commettere si grave eccesso, oltraggiando lo signor marchese, che tanto cordialmente vi ama. Egli vi compiace di tutto ciò che voi addimandiate, ed appresso questo voi tenete il primo luoco appo la persona sua. Ohimè, Salardo mio, voi vi avete tirata una gran roina addosso! Se per aventura lo signor venisse a saperlo, che sarebbe di voi? Certo voi incorrereste in pericolo di morte. - Disse Salardo: - E come vuoi tu che egli lo intenda? Niuno sa questo se non tu ed io. Ma ben ti prego per quello amore che m'hai portato e porti, che questo secreto appalesar non vogli; perciò che manifestandolo ne saresti e della tua e della mia total roina cagione. - A cui la moglie rispose: - Non dubitate punto, ché io più tosto soffrirei di morire, che mai tal secreto rivelare. - Cotto adunque e ben concio il falcone, Salardo e Teodora si puosero a sedere a mensa, e non volendo ella mangiare del falcone, né attendere alle parole del marito che a mangiare dolcemente la esortava, Salardo alzò la mano e sopra 'l viso le diede sì fatta guanzata, che le fece la guanza destra tutta vermiglia. Il perché ella si mise a piangere e dolersi che egli battuta l'aveva, e levatasi da mensa, tuttavia barbottando, lo minacciò che di tal atto in vita sua si ricorderebbe, ed a tempo e luoco si vendicarebbe. E venuta la mattina, molto per tempo si levò diletto, e senza porre indugio alla cosa, andossene al marchese, e puntalmente li raccontò la morte del falcone. Il che intendendo, il marchese si accese di tanto sdegno ed ira, che lo fece prendere, e senza udir ragione e difesa alcuna, comandò che in quello instante fusse impiccato per la gola e che tutti gli suoi beni fussero divisi in tre parti, de' quai l'una, data fusse alla moglie che accusato lo aveva, l'altra al figliuolo e la terza fusse assignata a colui che lo impiccasse. Postumio, che era ben formato della persona ed aitante della vita, intesa la sentenza fatta contro il lui padre e la divisione de' beni, con molta prestezza corse alla madre, e dissele: - O madre, non sarebbe meglio che io sospendessi il padre mio e che io guadagnassi il terzo de' suoi beni, che alcun'altra strana persona? - A cui rispose la madre: - Veramente figliuolo mi o, tu hai ben discorso; perciò che facendolo, la facultà di tuo padre rimarrà integralmente a noi. - E senza mettergli intervallo di tempo, il figliuolo se ne andò al marchese e chieseli grazia di sospendere il padre, acciò che della terza parte de' suoi beni, come carnefice, successore rimanesse. La dimanda a Postumio dal marchese fu graziosamente concessa.


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