NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Venuto il giorno seguente, ed essendo Biancabella con la madre in camera sola, assai nella vista sua malanconosa le parve. Laonde la madre le disse: - Che hai tu, Biancabella, che star sì di mala voglia ti veggio? Tu eri allegra e festevole, ed ora tutta mesta e dolorosa mi pari. - A cui la figliuola rispose: - Altro non ho io, se non che io vorrei duo vasi, i quali fussero nel giardino portati: uno de' quai fusse di latte e l'altro di acqua rosata pieno. - E per sì picciola cosa tu ti ramanichi, figliuola mia? - disse la madre. - Non sai tu che ogni cosa è tua? - E fattisi portar duo bellissimi vasi grandi, uno di latte e l'altro d'acqua rosata, nel giardino li mandò. Biancabella, venuta l'ora, secondo l'ordine con la biscia dato, senza essere d'alcuna damigella accompagnata, se n'andò al giardino; ed aperto l'uscio, sola dentro si chiuse, e dove erano gli vasi, a sedere si puose. Non si fu sì tosto posta Biancabella a sedere, che la biscia se le avicinò e fecela immantinente spogliare, e così ignuda nel bianchissimo latte entrare; e con quello da capo a' piedi bagnandola e con la lingua lingendola, la nettò per tutto dove difetto alcuno parere le potesse. Dopo, tratta fuori di quel latte, nell'acqua rosata la pose, dandole un odore che a lei grandissimo refrigerio prestava. Indi la rivestì, comandandole espressamente che tacesse e che a niuna persona tal cosa scoprisse, quantunque il padre o la madre fusse; perciò che voleva che niuna altra donna si trovasse, che a lei in bellezza ed in gentilezza agguagliar si potesse. E addotatala finalmente d'infinite virtù, da lei si partì.


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