Era già Guerrino ritornato all'ostello, e per stanchezza erasi posto a riposare; e non potendo dormire per lo strepito inordinato che sentiva, levò su da posare, e sentì un non so che di strano, che in un vaso di melle batteva ed uscire di quello non poteva. Laonde, aperto da Guerrino il vaso, vide un gallavrone che l'ali batteva e levarsi non poteva: onde egli, mosso a pietà, prese quell'animaletto, ed in libertà lo lasciò.
Zifroi re, non avendo ancora guidardonato Guerrino del doppio avuto trionfo, e parendogli gran villania se no 'l guidardonava, il mandò a chiamare; ed appresentatosi, gli disse: - Guerrino, tu vedi come per opera tua il mio regno è liberato; e però per tanto beneficio ricevuto rimunerarti intendo. E non trovando dono né beneficio che a tanto merito convenevole sia, ho determinato di darti una delle figliuole mie in moglie. Ma sappi che io ne ho due: delle quali l'una Potenziana si chiama, ed ha i capelli con artificio leggiadro involti e come l'oro risplendono; l'altra Eleuteria si addimanda, ed ha le chiome che a guisa de finissimo argento rilucono. Laonde, se tu indovinerai qual di loro sia quella dalle trezze d'oro, in moglie l'averai con grandissima dote: altrimenti il capo dal busto ti farò spiccare. - Guerrino, intesa la severa proposta di Zifroi re, molto si manavigliò, e voltatosi a lui, disse: - Sacra Corona, è questo 'l guidardone delle mie sostenute fatiche? É questo il premio de' miei sudori? É questo il beneficio che mi rendete, avendo io liberato il vostro regno, che oramai era del tutto disolato e guasto? Ahimè, ch'io non meritava questo; né ad un tanto re come siete voi, tal cosa si conveniva. Ma poscia che così vi piace, ed io sono nelle mani vostre, fate di me quello che più vi aggrada. - Or va, - disse il re, - e non più tardare; e dotti termine per tutto dimane a risolverti di tal cosa. - Partitosi Guerrino tutto rimaricato, ai suo caro compagno se ne gì, e raccontogli ciò che detto gli aveva Zifroi re. Il compagno, di ciò tacendo poca stima, disse: - Guerrino, sta di buon animo né dubitare; perciò che io ti libererò del tutto. Ricordati che nei giorni passati il gallavrone nel melle inviluppato liberasti, ed in libertà lo lasciasti. Ed egli sarà cagione della tua salute. Imperciò che dimane dopo il desinare al palazzo se n'andrà, e tre volte attorno il volto di quella dai capelli d'oro susurrando volerà, ed ella con la bianca mano lo scaccerà. E tu avendo veduto tre fiate simil atto, conoscerai certo quella esser colei che tua moglie fia. - Deh! - disse Guerrino al suo compagno - quando verrà quel tempo, che io possi appagarti di tanti benefici per me da te ricevuti? Certo, se io vivessi mille anni, non potrei d'una minima parte guidardonarti. Ma colui che è rimuneratore del tutto, supplisca per me in quello che io sono manchevole. - Allora rispose il compagno a Guerrino: - Guerrino, fratel mio, non fa bisogno che tu mi rendi guidardone delle sostenute fatiche; ma ben è ormai tempo che io me ti scopra, e che tu conosca chi io sono. E così come me dalla morte mi campasti, così ancor io ho voluto di tanta obligazione il merito renderti. Sappi che io sono l'uomo salvatico che sì amorevolmente dalla prigione del tuo padre liberasti: e per nome chiamomi Rubinetto. - E raccontògli come la fata nell'esser sì leggiadro e bello ridotto l'aveva. Guerrino, ciò intendendo, tutto stupefatto rimase; e per tenerezza di cuore quasi piangendo, l'abbracciò e basciò, e per fratello il ricevette. E perciò che omai s'avicinava il tempo di risolversi con Zifroi re, amenduo al palazzo se n'andorono. Ed il re ordinò che Potenziana ed Eleutenia, sue dilette figliuole, tutte velate di bianchissimi veli, venessero alla presenza di Guerrino; e così fu fatto.
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