NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Il re con tutta la città fece gran testa e trionfo. Ma a' duo serventi crebbe doglia maggiore, perciò che non era adempito il malvagio proponimento suo. Laonde d'ira e di sdegno accesi, da capo fecero intendere a Zifroi re come Guerrino con agevolezza ucciderebbe anche la cavalla, quando gli fusse a grado. Il che inteso dal re, egli fece quello istesso che del cavallo fatto aveva. E perciò che Guerrino ricusava di far tale impresa, che veramente pesava, il re minacciò di farlo suspendene con un piede in su, come rubello della sua corona. E ritornato Guerrino all'ostello, raccontò il tutto al suo compagno; il quale sorridendo disse: - Fratello, non ti paventane, ma va, e trova il maestro da cavalli, ed ordinali quattro altri ferri altrettanto maggiori de' primi, che siano ben ramponati e pungenti e farai quel medesimo che del cavallo fatto hai, e con maggior onore del primo adietro tornerai. - Ordinati adunque i pungenti ferri, e ferrato il forte fatato destriere, all'onorata impresa se ne gì. Giunto che fu Guerrino al luogo dove era la cavalla, e sentitala nitrire, fece tanto quanto per l'adietro fatto aveva; e lasciato il fatato cavallo in libertà, la cavalla se gli fe' all'incontro, e lo salì d'un terribile e paventoso morso: e fu di tal maniera, che il fatato cavallo appena si potè difendere. Ma pur sì vigorosamente si portò, che la cavalla finalmente da un calcio percossa, della gamba destra zoppa rimase. E Guerrino, disceso dall'alta arbore, presela e strettamente legolla; ed asceso sopra il suo cavallo, al palazzo con trionfo e con allegrezza di tutto il popolo se ne tornò, ed al re l'appresentò. E tutti per maraviglia correvano a vedere la cavalla attratta, fa quale per la doglia grave la vita sua finì. E così tutto il paese da tal seccagine libero ed ispedito rimase.


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