(Da Le piacevoli notti: notte nona, favola III)
LA DISPUTA DEI FIORENTINI E DEI BERGAMASCHI
I fiorentini ed i bergamaschi conducono i lor dottori ad una disputa, e i bergamaschi con una sua astuzia confondeno i fiorentini.
N
e' tempi passati, sì come più volte intesi dagli avol miei, e forse ancor voi inteso l'avete, erano in compagnia alcuni mercatanti fiorentini e bergamaschi, i quali, andando insieme, ragionavano, come si suol fare, varie e diverse cose. Ed entrando di una cosa nell'altra, disse un fiorentino: - Veramente voi bergamaschi, per quanto noi possiamo comprendere, siete uomini tondi e grossi; e se non fosse quella poca mercatanzia, voi non sareste buoni di cosa alcuna per la vostra tanta grossezza. Ed avenga che la fortuna vi sia favorevole nella mercatanzia, non già per sottigliezza d'ingegno né per scienza che voi abbiate, ma più tosto per l'ingordigia e per l'avarizia che dentro di voi si riserba di guadagnare, nondimeno io non conosco uomini più goffi né più ignoranti di voi. - Allora fecesi avanti un bergamasco, e disse: - Ed io vi dico che noi bergamaschi siamo in ogni conto più valenti di voi. E quantunque voi fiorentini abbiate il parlar dolce che porge all'orecchie de gli auditori maggior dilettazione del nostro, nondimeno in ogni altra operazione voi siete inferiori a noi di gran lunga. E se ben consideriamo, non c'è alcuno tra la gente nostra, o grande o piccolo che si sia, che non abbia qualche lettera; appresso questo, noi siamo atti ad ogni magnanima impresa. Il che veramente non si trova in voi; e se pur si trova, sono pochi. - Essendo adunque grandissima contenzione tra l'una parte e l'altra, né volendo i bergamaschi cedere a' fiorentini né i fiorentini a' bergamaschi, ma difendendo ciascuno la parte sua, levossi un bergamasco e disse: - Che tante parole? Facciamo la prova e ordiniamo una solenne disputa, dove concorri il fior de' dottori; e allora apertamente si vedrà quali di noi siano più eccellenti. - Alla qual cosa i fiorentini acconsentirono; ma tra loro rimase differenza se i fiorentini dovevano andar a Bergamo, o i bergamaschi a Firenze; e dopo molte parole convennero insieme che si gettasse la sorte. E fatti duo bollettini e posti in un vasetto, toccò a' fiorentini andare a Bergamo. Il giorno della disputa fu determinato alle calende di maggio.
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